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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

"Un terzo di persone rinuncia a curarsi e la Regione usa i soldi per pagare le operazioni trans"

La denuncia da parte del Popolo della Famiglia che propone la riforma dei costi standard, gli investimenti sulla ricerca e sulla cura ai malati

Il Popolo della famiglia torna a denunciare la questione del rimborso concesso da parte dell'Ulss di Treviso ad un uomo che ha richiesto di sottoporsi ad intervento chirurgico per il cambio di sesso. 

"Lega spaccata"

Un finanziamento fuori luogo per i militanti del movimento nato grazie a Mario Adinolfi e Gianfranco Amato che dopo la spaccatura in Regione ringrazia “chi ha avuto il coraggio di opporsi alla giunta Zaia che ha voluto il centro” come denuncia il candidato capolista Lorenzo Damiano: “Complimenti ai giovani della Lega, a partire da Nicola Finco, che hanno avuto il coraggio di opporsi agli anziani della Lega, parte di una vecchia politica che purtroppo si è adeguata ad obbedire alle lobby di potere. Questo per noi è un ottimo punto di partenza, una vittoria per il Popolo della Famiglia che in un anno di lavoro, volto a contrastare l’ideologia gender nella Marca Trevigiana, ha potuto vedere i primi frutti anche all’interno di istituzioni consolidate. Il mondo comincia ad essere cosciente che esiste un gruppo di persone potenti, costituiti in gruppi che strumentalizzano l’omosessualità, per turbare le menti dei nostri figli insegnando loro fin dalla tenera età la masturbazione infantile e la "bontà" delle unioni gay. La sanità deve essere rivalutata. C'è bisogno della riforma costi standard, non è possibile che ogni Regione paghi diversamente la medesima cura. Non è possibile aver operato tagli per 20 miliardi e poi investire su questo: investiamo piuttosto sulla ricerca, sull'assistenza e la cura ai malati, in particolare a quelli terminali”.

"Queste le priorità della vecchia politica?"


Gloria Callarelli rincara: “Un terzo della popolazione in Italia non ha i soldi per affrontare le spese sanitarie e quindi rinuncia a curarsi e la Regione cosa fa? Invece di aiutare queste persone, magari famiglie con bambini, paga con i nostri soldi per questo tipo di prestazioni. Si parla di 40mila euro per un solo caso, non  esattamente una bazzecola. Una decisione che trovo impensabile e che la dice lunga sulla priorità di questa vecchia politica allineata da destra a sinistra al pensiero unico dominante. Spero che in Regione si mettano una mano sulla coscienza e facciano veramente marcia indietro propendendo per scelte che facciano prima di tutto il bene di chi non affronta nemmeno spese primarie perché veramente in stato di grave difficoltà economica”.

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