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Poliziotto positivo al Covid, il sindacato: «Si parla solo della Serena e non della Questura»

Mauro Armelao, Segretario Generale Regionale FSP Polizia di Stato Veneto: «A farne le spese sono i poliziotti. Provincia che vai, discrezionalità che trovi»

«Continuano le proteste interne alla caserma Serena di Treviso. Nessuno sa più nulla sui tamponi che dovevano fare agli “ospiti interni” per capire se le positività sono in diminuzione, anche se sembra che a breve dovrebbero ripetere dei tamponi. Si sussurra che i negativizzati verranno trasferiti altrove ma auspichiamo sempre nella totale chiusura del centro che è diventato una vera e propria bomba sanitaria - dichiara Mauro Armelao, Segretario Generale Regionale FSP Polizia di Stato Veneto - Ma in mezzo a tutto a questo marasma di proteste interne, aggressioni alle forze dell’ordine con sassaiola ecc., nessuno ha il coraggio di dire che in Questura a Treviso contiamo purtroppo il secondo caso di positività al Covid-19, un secondo operatore di polizia che, per questioni professionali, ha lavorato per breve periodo in altra provincia poco prima di “scoprire” la positività! Alla notizia si è creata una più che giustificata preoccupazione negli altri operatori della Polizia di Stato che, per ora, non hanno alcun sintomo».

«Quello che vogliamo denunciare come FSP Polizia di Stato del Veneto sono l’inadeguatezza dei protocolli sanitari che gli operatori della Polizia di Stato devo seguire, protocolli che giudichiamo assurdi e pericolosi! Vero che non siamo medici ne scienziati, ma non possiamo essere ostaggi della discrezionalità dei singoli medici della Polizia di Stato! - continua Armelao - Province in cui correttamente i medici della Polizia di Stato effettuano la ricerca dei contatti, ponendo tutti in isolamento fiduciario con obbligo di effettuare i tamponi previsti! Provincie in cui dei “tranquilli” Medici effettuano la predetta ricerca dei contatti ed una volta appurato che gli operatori di polizia indossavano le semplici mascherine, vengono “abilitati” a continuare il servizio senza isolamento e senza l’effettuazione almeno dei tamponi! E’ semplicemente ridicolo, se non spregiudicato, affidare alla dea bendata le tutele sanitarie dei poliziotti, dei loro familiari e di tutti i cittadini che vengono con loro in contatto! Chiediamo con forza che anche gli appartenenti alle forze di polizia abbiano almeno le stesse tutele e garanzie di quanto avviene nel mondo del lavoro privato e pubblico e che tutti i medici della Polizia di Stato (in realtà solo alcuni!) smettano di considerare l’uso delle mascherine da parte degli operatori di polizia al pari di indossare protezioni NBC!».

«Questo “lassismo” di tutela sanitaria porta addirittura ancora a “discutere” se collocare o meno i termoscanner per entrare negli Uffici di Polizia quando ormai è acclarato ed accettato il loro utilizzo anche per entrare nei semplici negozi! Intanto i poliziotti trevigiani continuano a lavorare in emergenza nell’emergenza per colpa di scelte politiche nazionali inadeguate, dove a farne le spese, come spesso accade, vi sono le forze di polizia, l’anello più “debole”...basti pensare alle ultime parole del Ministro dell’Interno sul fronte degli sbarchi, parole che di certo non giovano a risollevare il morale del personale di polizia impegnato a fronteggiare quotidianamente la sicurezza dei cittadini» conclude l'esponente di Fsp Veneto.

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