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Profughe sorprese a prostituirsi a Fontanelle, le richieste di "Prima i Trevigiani"

Una vicenda che sta facendo discutere quella di Fontanelle. Sulla questione interviene in un comunicato anche il comitato cittadino attraverso una nota stampa

FONTANELLE Una vicenda che sta facendo discutere quella di Fontanelle. Sulla questione interviene in un comunicato anche il comitato cittadino "Prima i Trevigiani" che affermano: "La vicenda inizia il 3 settembre 2016 quando un gruppo di 16 clandestine africane, accompagnate da un neonato ed un bambino di 4 anni, vengono trasferite dalla caserma Serena di Casier ed accolte in una struttura nel comune di Fontanelle di proprietà dell'associazione Kalamita. Fin qui relativamente niente di male, se non fosse per alcuni particolari importanti quali l'ingresso irregolare in Italia di queste donne immigrate, e lo sgombero e lo spostamento da quella struttura, come dei pacchi in un magazzino, di ben nove persone affette da disturbi mentali per far loro posto".

"Le colpe delle nove persone spostate evidentemente sono due - continua la nota stampa di "Prima i Trevigiani" - L'essere italiane, quindi per questo messe in secondo piano e delocalizzate altrove, ed il fatto che sicuramente alla cooperativa fruttavano molto meno della gestione delle cosiddette "profughe". Ci furono diverse proteste contro questo agghiacciante caso di razzismo nei confronti degli italiani, tuttavia il Prefetto Lega e la cooperativa Kalamita non fecero marcia indietro, avvallando per di più lo stato di illegalità che già aleggiava intorno a queste donne. Oggi il gruppo di clandestine ritorna prepotentemente alla ribalta delle cronache, e vengono chiamate in causa in un'indagine per prostituzione. Queste donne accolte e riverite con vitto e alloggio, hanno pensato bene di vivere nell'illegalità prostituendosi".

"Ovviamente gli uomini italiani e non che si sono servite dei loro servigi, nella loro ignoranza e nella loro totale assenza di qualsivoglia valore, avranno pensato bene di ignorare il fatto che, secondo le statistiche ufficiali, il 50% dei clandestini che ogni giorno arrivano sono malati di AIDS. A nome di tutti i Cittadini di Fontanelle: Ci appelliamo alle coscienze dei clienti di queste donne (probabilmente invano) affinché vadano ad effettuare i dovuti test per l'HIV al fine di scoprire, ed eventualmente scongiurare, un eventuale contagio di questa malattia ad oggi purtroppo ancora incurabile. Chiediamo inoltre che vengano effettuati tutti gli accertamenti del caso, al fine di ricercare eventuali responsabilità della cooperativa, la quale ha pensato bene di lucrare con le clandestine, ma non di verificare che le stesse osservassero uno stile di vita legale. Vogliamo che venga fatta luce su chi ci sia dietro questo giro di prostituzione, cercando i colpevoli e facendoli pagare. Queste persone, se così possiamo definirli, non sono altro se non sfruttatori di povera gente".

"Richiediamo che lo stabile sia tolto dalla lista degli spazi disponibili per l'accoglienza dei clandestini e venga reso agli italiani affetti da disturbi mentali ai quali lo stesso è stato sottratto, destabilizzando la loro importantissima routine e creando loro un forte disagio, per il mero tornaconto economico della cooperativa. Pretendiamo che il provvedimento di espulsione contro queste donne venga messo in atto veramente e non solo emesso burocraticamente. Il comitato cittadino Prima i Trevigiani non smetterà di denunciare l'illegalità che dilaga anche per volere delle stesse istituzioni dello Stato. Segnaliamo da tempo il fatto che questi immigrati altro non fanno se non ingrossare le casse delle cooperative - conclude la nota stampa - che li prendono in gestione, ed ingrossare le fila della microcriminalità, sopratutto attraverso spaccio di droga, come in numerosi casi accertati a Treviso, e prostituzione, come in questo caso di Fontanelle".

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