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Prosek, guerra Italia-Croazia: interrogazione in Commissione europea

Levata di scudi da parte della politica veneta contro il vino croato. Interrogazione urgente alla Commissione europea: richiesta unanime per bloccare le richieste avanzate dall'autorità di Zagabria

«Giù le mani dal Prosecco: La Commissione Europea blocchi la procedura avviata dalla Croazia, per il riconoscimento della denominazione del vino "Prosek", palesemente in conflitto con la Dop italiana Prosecco e con tutte le normative Ue. Da parte della Croazia assistiamo all’ennesimo scandaloso tentativo di danneggiare gli oltre 8mila produttori italiani e di truffare i consumatori. L'unico vero Prosecco è quello prodotto nelle nostre terre, l’unico tutelato a livello Ue e che vanta denominazioni Doc e Docg. Non c’è Prosek croato che tenga». Mara Bizzotto, membro della Commissione agricoltura, ha presentato un’interrogazione urgente alla Commissione europea per chiedere «di fermare ancora una volta questa assurda corsa della Croazia ad ingannare i consumatori. E’ la seconda volta, dopo il 2013, che la Croazia tenta l’assalto contro il nostro Prosecco - continua l’eurodeputata - Un attacco che all’epoca fu sventato da una mia interrogazione alla Commissione UE (giugno 2013) e dalla chiarissima risposta, messa nero su bianco, dell’allora Commissario all’Agricoltura, Ciolos. Se la Croazia vuole aprire una nuova guerra sul Prosecco, sappia che noi non molleremo di un centimetro, e la mia nuova interrogazione alla Commissione Ue è solo l’antipasto di quello che metteremo in campo: siamo pronti a dare battaglia in ogni sede e a tutti i livelli per proteggere i nostri produttori e il nostro Prosecco dalle manovre truffaldine e dalle brutte copie della Croazia» conclude Bizzotto.

La Regione Veneto è tornata sull'argomento con le parole dell'assessore regionale, Federico Caner: «Mi auguro che l’Europa blocchi la richiesta avanzata dalle autorità di Zagabria. Non è certo questo il modo di tutelare un’eccellenza veneta riconosciuta in tutto il mondo, frutto del lavoro di produttori di un’area, quella delle nostre Colline di Conegliano e Valdobbiadene, riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco. Il Prosecco non è solo agricoltura, ma è anche turismo: quello enologico rappresenta infatti un asset strategico del Veneto. È ora di mettere fine al fenomeno dell’Italian sounding, ovvero al tentativo di promuovere dei prodotti attraverso nomi, immagini o riferimenti geografici che ‘suonano’ come italiani ma che invece non lo sono - conclude Caner - L'unico vero Prosecco è quello prodotto nelle nostre terre, l’unico tutelato e riconosciuto a livello internazionale».

Preoccupata la reazione di Coldiretti Treviso: «Un altro prodotto rischia di finire nella dispensa degli orrori della nostra strana Unione europea». Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso resta basito dalla notizia su quello che si può considerare un nuovo tarocco, ma ancor peggio il rischio di una autorizzazione concessa dall’Ue al Prosek Croato: «Si tratta di una decisione che prende la forma di un vero attacco al Made in Italy e all’identità del nostro Prosecco che è inimitabile per storia, ambiente, know how e passione di intere generazioni di vignaioli». «E’ un affronto non solo al prodotto in sé ma anche ad un territorio che ha ricevuto dall’Unesco un riconoscimento mondiale - aggiunge Giuseppe Satalino, direttore di Coldiretti Treviso - Il successo del Prosecco che ha messo a segno un aumento delle bottiglie esportate nel mondo dell’8% nel primo trimestre del 2021 ingolosisce i falsari con imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma è stata smascherata dalla Coldiretti la vendita anche del Whitesecco e del Crisecco.  Il falso Made in italy alimentare – conclude la Coldiretti - vale 100 miliardi nel mondo dove 2 prodotti su tre che richiamano all’Italia non hanno in realtà nulla a che vedere con il tessuto produttivo ed occupazionale nazionale. Impugneremo la richiesta e difenderemo il Prosecco».

Sostegno al vino trevigiano è arrivato, infine, anche dai gruppi di minoranza in consiglio regionale: «No al Prosecco croato: bene ha fatto Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura dell’Europarlamento, a scrivere al commissario Janusz Wojciechowski, così come Alessandra Moretti a presentare un’interrogazione urgente. Stiamo parlando di una denominazione protetta, non possiamo accettare certi comportamenti che rischiano di squalificare un nome e una produzione, oltre a ingannare i consumatori». A dirlo è Francesca Zottis, esponente del Partito Democratico in commissione Agricoltura a Palazzo Ferro Fini. «L’Unione Europea si preoccupi di garantire a tutti i Paesi membri di valorizzare le proprie specificità locali, anziché aiutarli a promuovere brutte copie delle eccellenze altrui. Una richiesta che è ancor più paradossale oggi che le Colline del Prosecco sono diventate patrimonio Unesco a testimonianza del legame con uno specifico territorio. La vera sfida, adesso, è rendere la produzione più sostenibile puntando sul metodo biologico, non certo la competizione con un vino croato, sulla cui qualità non discutiamo. Ma che non è e non potrà mai essere Prosecco».

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