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Il M5S lancia una raccolta firme per abolire i vitalizi a ex consiglieri

Il candidato alla presidenza della Regione Jacopo Berti: "E’ una proposta concreta, costituzionalmente valida e applicabile da subito"

VENEZIA “Una regione dove il suo passato costa più del suo presente non ha futuro”.  A parlare è Jacopo Berti, candidato alla presidenza del Veneto alle prossime regionali, che ha deciso di avviare una raccolta firme con l’obiettivo di arrivare ad abolire i vitalizi agli ex consiglieri regionali. Secondo i dati forniti da Berti, ogni anno la Regione Veneto spenderebbe 11,2 miliardi in pensioni e circa 9 milioni di euro in indennità ai consiglieri. E la spesa pdal 2016 potrebbe raggiungere i 13 miliardi di euro. “Lo sapevate che condannati come Giancarlo Galan prendono 3.750 euro al mese netti? – tuona il candidati penta stellato -. E Marchese 2.850 al mese. Lega, Pd, Forza Italia, tutti uniti quando si tratta di difendere il malloppo”.

Così Jacopo Berti ha deciso di avviare una petizione. “E’ una proposta concreta, costituzionalmente valida e applicabile da subito – spiega Berti -. Questa è una battaglia di buon senso, io voglio 13 miliardi all’anno per le scuole, le imprese e la nostra regione, non per i soliti noti”. La proposta prevede l’abolizione del vitalizio per i consiglieri dalla I alla IX legislatura, cessati o meno dalla carica.

LA PROPOSTA “Vale in materia il principio della successione delle leggi nel tempo (lex posterior derogat legi priori), e pertanto una nuova legge potrà intervenire in materia con effetti novativi (come dimostra fra l’altro anche la recentissima legge regionale n. 42 del 23 dicembre 2014 in tema di pensioni dei consiglieri regionali) – si legge nel documento -. ); non siamo nel campo dei cosiddetti diritti quesiti, cioè nell’ambito di situazioni intangibili per i consiglieri che avessero già maturato il relativo diritto, perché il vitalizio, fino alla legge n. 42/2014 appena citata (che entrerà in vigore dalla X legislatura), non è mai stato correlato a effetti o logiche previdenziali, in quanto non ha avuto natura contributiva (i consiglieri fino alla IX legislatura non hanno infatti versato contributi). Si è trattato quindi di un praemium, di un vero e proprio privilegio, dato che il vitalizio non ha invero copertura costituzionale, e pertanto non si può parlare di diritti soggettivi funzionali assistiti da copertura costituzionale: l’art. 38, secondo comma, della Costituzione dispone infatti che “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi, adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”. L’abrogazione potrà avvenire o con legge regionale o, eventualmente, attraverso l’effettuazione di un referendum abrogativo del vitalizio regionale, rimettendo direttamente ai cittadini la scelta finale, giacché la materia non è di competenza esclusiva della Stato: l’art. 117, secondo comma, lett. f) della Costituzione, afferma che “Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali L’art. 117, quarto comma, stabilisce che “Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato”.

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