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Referendum 17 aprile 2016, risultati e affluenza: quorum non raggiunto

Niente quorum per il referendum abrogativo sulle trivelle in mare. L'affluenza si è fermata intorno al 32 per cento. Come prevedibile, non sono mancate le polemiche a colpi di tweet e post su Facebook. Renzi da Palazzo Chigi: "Una vittoria di chi lavora sulle piattaforme, ma non ha perso chi ha votato"

TREVISO Il referendum abrogativo sulle trivelle in mare si chiude qui. Il quorum del 50%+1 non è stato raggiunto: l'affluenza si è fermata intorno al 32 per cento. I cittadini erano chiamati a esprimersi sull'abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine, abbiano durata pari alla vita utile del giacimento. Già alle 19 era chiaro come il quorum fosse un miraggio: a quell'ora aveva partecipato solo il 23,48% degli elettori.

Per quanto riguarda nello specifico la Marca trevigiana, alle ore 12 l'affluenza era data al 10,04%, alle 19 al 28,51% e infine al 37,55% alle ore 23. Tra i migliori comuni invece, in termine di affluenza troviamo: Paese al 43,68% e Ponzano al 43,13%, Preganziol 42,84%, Carbonera con il 41,67%, Casale con il 41,20%, Quinto con il 41,58% e Silea al 41,19%, mentre intorno al 40% si fermano Castello di Godego, Istrana, Mogliano Veneto, Morgano, Portobuffolè, Salgareda, Silea, Spresiano e Treviso. Tra i peggiori invece Cison di Valmarino al 28,55% e Monfumo al 25,04%, mentre intorno al 30% troviamo: Chiarano, Follina, Fontanelle, Fregona, Revine Lago, Sarmede e Tarzo.

RENZI DA PALAZZO CHIGI - Ecco la parole di Matteo Renzi da Palazzo Chigi. "Assisteremo alle dichiarazioni dei politici vecchio stile che hanno vinto anche quando perdono. In questo referendum ci sono vincitori e sconfitti. I vincitori sono gli 11 mila operatori, i lavoratori del settore. A loro innalzo i calici. Gli sconfitti non sono i cittadini che hanno votato, chi vota non perde mai. Gli sconfitti sono i consiglieri regionali e i presidenti che hanno voluto cavalcare il referendum per questioni politiche. Potevamo evitare questo referendum per risparmiare 300 milioni di euro, ma il voto è stato usato per esigenze di conta da parte di qualcuno. Ho molto sofferto la scelta di non andare a votare, ma non perché ci fossero dubbi costituzionali, perché l'istituto del quorum permette di esprimere un dissenso dichiarato con l'astesione. Ho ricevuto una mail da parte di un ragazzo che ha compiuto 18 anni nelle settimane scorse che mi chiedeva un consiglio se andare a votare o meno per la prima volta. Ho fatto fatica personalmente a spiegare le motivazioni del non voto. Ma il Sì al referendum avrebbe portato a 11mila licenziamenti. E un presidente del Consiglio deve stare al fianco dei lavoratori. Ho scelto di non votare perché questo era lo strumento a disposizione di chi voleva difendere questo settore". 

LE REAZIONI - Diametralmente opposto il commento di Michele Emiliano principale "oppositore", al momento, di Matteo Renzi all'interno del Pd. Su Twitter il presidente della regione Puglia ha voluto ricordare comesi siano recati al voto ben 14 milioni di elettori: "E' un successo straordinario che impegna il governo a cambiare politica industriale ed energetica". 

LE POLEMICHE - Come previsto, nel corso della giornata, non sono mancate le polemiche: a fare da capofila al "caos", Ernesto Carbone, parlamentare Pd che, in piena votazione, ha pensato bene di twittare un "ciaone", riferito al quorum, che a molti è sembrata una chiara presa in giro a chi è andato alle urne. Poi la precisazione, sempre su Twitter: "Rispetto sempre per gli italiani, che votano o non votano, ma il #ciaone ai promotori di un referendum inutile ci sta tutto". 

IL PENSIERO DI LAURA PUPPATO - “Il risultato era obiettivamente difficile da raggiungere, visto che negli ultimi anni il numero dei votanti si è molto ridotto e vista anche la numerosità di appelli all’astensione, quindi, non sono sorpresa del non raggiungimento del quorum”. Così Laura Puppato ha commentato il mancato raggiungimento del quorum del Referendum sulle trivelle. “Le cause della bassa affluenza sono molteplici dunque, tra cui il quesito molto tecnico e la scarsa informazione associata ad un aggressione politica sul Governo che certo non ha aiutato e ha reso molto conflittuale e poco razionale il voto. Portando elettori di ogni forza politica pro o contro, come il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord, a rinunciare alla scelta, determinando un effetto boomerang - continua Puppato - insomma non sono riusciti a muovere i propri elettorati e, uscendo dal merito, hanno voluto politicizzare la consultazione in chiave anti-Renzi, bene quell'esperimento è fallito miseramente. A danno del merito, ripeto, che meritava un voto di indirizzo politico più evoluto. Basta guardare ai risultati del Veneto, dove Luca Zaia ha preso da solo il 50% alle ultime regionali, ma i risultati del referendum sono stati di poco più alti del resto del paese, se si fosse parlato di più della vera questione e meno del Governo, forse ora commenteremmo un risultato diverso”.

Rimane il valore di milioni di persone che si sono recate ai seggi per votare sì o no, un risultato comunque significativo, visto i livelli di astensione degli ultimi anni, molto preoccupanti - ha detto ancora la senatrice dem - un valore per tutti, che va rispettato. Accetto che ci sia chi, non comprendendo, sceglie di non votare, credo però che ogni momento di partecipazione democratica meriti, come abbiamo scritto nella nuova Costituzione, di non avere limiti sul quorum rispetto agli aventi diritto al voto. In effetti da Ottobre dopo il referendum sulla riforma Costituzionale, questo non accadrà più. Chi vota, pochi o tanti, ha il diritto di scegliere." “Resta lo stimolo al Governo e al Parlamento a trovare nuove soluzioni. Nessuno credeva di risolvere il problema energetico con una X sulla casella del Sì, serve una strategia di lungo periodo, che sappia pianificare da qui al 2020 il progressivo abbandono delle fonti fossili, come stabilito nell'accordo della Cop di Parigi è come ci chiede il clima” ha concluso.

PER COSA SI VOTAVA - Il Consiglio dei ministri, il 10 febbraio scorso, ha approvato il decreto per l'indizione del referendum popolare per l'abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine, abbiano durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. Si votava per abrogare il comma 17, terzo periodo, dell'articolo 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come sostituito dal comma 239 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, limitatamente alle seguenti parole: "Per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale". Questa norma permette la ricerca e lo sfruttamento di giacimenti petroliferi o di gas naturale nel territorio nazionale compresi i mari entro le dodici miglia dalla costa. Chi voleva l'abrogazione di questa possibilità doveva votare "Si", chi non voleva abrogarla doveva votare "No".

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