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Fondazione, 350mila euro di stipendio a De Poli: la Lega insorge

Spaccatura tra il Carroccio e Fondazione Cassamarca sulla retribuzione da capogiro del sei volte presidente Dino De Poli. Calesso (Un'Altra Treviso): "Leghisti complici da 20 anni, ora fanno ridere"

Dopo la frattura con l'Università Ca' Foscari, Fondazione Cassamarca vede incrinarsi i rapporti anche con la Lega trevigiana. Oggetto della "baruffa" lo stipendio faraonico di Dino De Poli, confermato per la sesta volta, a 83 anni, alla presidenza della Fondazione la scorsa settimana.

In occasione della nomina, De Poli ha concordato di rivedere al ribasso la propria indennità, "accontentandosi" di 350mila euro l'anno anzichè 520mila. La somma resta colossale, soprattutto se si considera il periodo poco felice per le finanze della Fondazione.

"Guadagna più della Merkel", ha fatto notare Bepi Covre (Lega Nord), proponendo di azzerare del tutto la mega-indennità e, addirittura, "il consiglio di indirizzo di Fondazione Cassamarca, per consegnare l’intero organismo in mano a un comitato formato da amministratori locali, che lo gestiscano a titolo gratuito".

Come riporta La Tribuna di Treviso, l’ex segretario provinciale del Carroccio, Gianantonio Da Re, parla di "pesante responsabilità politica della Lega del capoluogo nell’aver lasciato mano libera, per troppi anni, a De Poli in seno alla fondazione. E oggi si vedono i risultati".

Alfio Bolzonello di Città Mia, ha scritto una provocatoria lettera al "presidentissimo", inchiodandolo alle sue responsabilità di gestione e invitandolo a ridimensionare ulteriormente la propria indennità e accontentarsi di 30mila euro al mese, devolvendo il resto ai poveri.

Tuttavia le lamentele, fa notare qualcuno, sono un po' tardive: "I leghisti contro De Poli? Scandalizzati dal suo stipendio e dalla sua 'autocrazia'? Fanno semplicemente ridere dopo vent’anni di 'complicità istituzionale' in cui gli hanno consentito di rimanere alla guida della Fondazione Cassamarca e gli hanno consegnato la città, il governo della su urbanistica, il suo presente ed il suo futuro - accusa Luigi Calesso (Un0Altra Treviso) - L’unico a salvarsi, sia detto a suo merito, è Toni Da Re che sottolinea, appunto, come Ca’ Sugana sia stata troppo 'debole' nei confronti di Ca’ Spineda".

"Se i leghisti avessero veramente voluto spodestare De Poli avevano la possibilità di farlo - continua Calesso - con l’individuazione delle “terne” di candidati al Consiglio della Fondazione, ma non lo hanno mai fatto, neppure nelle scorse settimane, per la recente nomina degli organismi di Ca’ Spineda. Provincia, Comune di Treviso e di Castelfranco propongono a De Poli una terna di candidati al Consiglio della Fondazione: se queste terne fossero state composte completamente da personalità sgradite a De Poli ed indisponibili a rieleggerlo presidente, non si sarebbe forse messo in discussione il proseguimento dell’autocrazia depoliana? Invece no, Gobbo, Muraro e Dussin hanno presentato terne 'amiche', ottenuto un paio di posti per la Lega nel consiglio della Fondazione e garantito a De Poli l’ennesima rielezione".

"Gli amministratori leghisti degli ultimi 18 anni - conclude Calesso - hanno permesso a De Poli di fare quello che ha fatto ed ora ci ritroviamo di fronte ad una città impoverita, indebolita, umiliata: è ben più grave questo, anche per i cittadini, rispetto al principesco stipendio depoliano!".

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