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"Buono viaggio", Susin (Fdi) attacca: «Escluso oltre l'ottanta per cento della popolazione»

Per l'esponente di Fratelli d'Italia la misura «è destinata solo a chi risiede nei capoluoghi di provincia o città metropolitane, mentre nella nostra regione la stragrande maggioranza vive in comuni con meno di 35mila abitanti»

«In Veneto questo fondo che è destinato unicamente in favore alle persone con disabilità fisica, esclude oltre 80% della popolazione residente perchè tale importo è destinato solo a chi risiede nei capoluoghi di provincia o città metropolitane, mentre nella nostra regione oltre 80% della popolazione vive in comuni con meno di 35mila abitanti».

Lo dice Luigi Susin, esponente di Fratelli D'Italia, a proprosito della conversione in legge DL "Rilancio". La misura ha portato in dote l’approvazione dell'art. 200 bis il cosiddetto "Buono viaggio", che prevede l'istituzione di un fondo nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la dotazione di 5 milioni di euro per l'anno 2020, fino ad esaurimento, con il duplice scopo di contribuire a sostenere la ripresa dei settori Taxi e NCC ed a consentire un'efficace distribuzione degli utenti del trasporto pubblico al fine di non sovraccaricare quest'ultimo, viste le misure di contenimento del COVID-19 adottate.

«Significa - spiega Susin - che la maggior parte delle persone disabili e dei loro famigliari che hanno problemi di mobilità per effettuare visite, cure e recarsi presso i distretti sanitari, non potranno usufruire dell’agevolazione e di concerto, le aziende di noleggio con conducente, che operano nel territorio, non saranno agevolate da questa operazione».

«Il contributo  - conclude l'esponente di Fratelli d'Italia -  consisteva in un buono viaggio pari al 50% della spesa sostenuta in misura non superiore a euro 20 per ciascun viaggio che deve essere concesso a tutti i disabili veneti. Sono indignato e rimango basito dopo aver letto la norma. Per me non esiste una disabilità di seria A o di serie B, ma ci sono solo cittadini veneti per cui lo Stato ha l’obbligo di prendersi cura senza distinzione alcuna».

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