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La Giornata della Terra a Treviso: «Un metro quadrato di suolo consumato ogni 7 minuti e 24 secondi»

E' ancora una volta la cementificazione uno dei temi centrali della campagna elettorale per Coalizione civica in vista delle prossime elezioni comunali a Treviso

Negli ultimi quattro anni, tra il 2018 e il 202, nel territorio del Comune di Treviso sono stati consumati 28,39 ettari di terreno agricolo o, comunque, non impermeabilizzato (dati ISPRA). Questo significa che nella nostra città ogni 7 minuti e 24 secondi viene cementificato o asfaltato un metro quadrato di area verde. La città di Treviso, con il suo 39,79% di suolo consumato (2.210 ettari) è il quarto comune del Veneto per utilizzo di territorio rispetto al totale, superata solo da Padova, Spinea e Noventa Padovana e si colloca al 195° posto tra i 7.904 comuni italiani, davanti a centri urbani molto più importanti come Bologna, Genova, Roma, Palermo. E' sempre la cementificazione uno dei temi cardinali della campagna elettorale di Coalizione civica in vista delle prossime elezioni comunali di Treviso. Sabato pomeriggio alcuni attivisti della lista a sostegno del candidato sindaco Giorgio De Nardi si sono ritrovati a Monigo per esprimere un grido di allarme

«Nel suo rapporto 2021 sul consumo di suolo l’ISPRA ha effettuato una stima del valore economico dei servizi ecosistemici garantiti dal suolo verde, valore che viene distrutto dalla impermeabilizzazione del terreno» sottolinea Gigi Calesso «Per servizi ecosistemici si intendono quelli dello stoccaggio e sequestro dell’anidride carbonica, della rimozione del particolato atmosferico e dell’ozono, della produzione agricola e di legname, dell’impollinazione, della regolazione del microclima e tutto il vasto ambito che riguarda l’equilibrio idrogeologico: l’assorbimento delle piogge (regolazione del regime idrologico) la loro depurazione e la trasformazione in disponibilità di acqua per l’uso umano. Il costo economico annuo per la perdita di questi servizi ecosistemici è stato calcolato tra gli 89.000 € e i 109.000 € per ogni ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato: in media, quindi, ogni ettaro di suolo consumato costa 100.000 € all’anno dal momento della sua impermeabilizzazione che equivale a 10 € per ogni metro quadrato».

«Le responsabilità politiche dell’elevatissimo consumo di suolo nella nostra città risalgono addirittura alla variante al Prg di inizio anni 2000» prosegue Calesso «che, tra piani di lottizzazione, piani di recupero, Piruea aveva autorizzato 2.000.000 di metri cubi di nuova edificazione nel territorio cittadino, una colata di enormi proporzioni che solo in parte si è già concretizzata sia a causa del palese sovradimensionamento di quella previsione edificatoria rispetto alle esigenze di espansione dell’abitato cittadino sia della crisi edilizia del 2008. Di questi 2.000.000 di metri cubi almeno 700.000, forse 1.000.000, devono ancora essere realizzati o si stanno via via avvicinando all’approvazione del piano o alla sua edificazione».

Un esempio di area cementificata-2

«L’ulteriore consumo di suolo è favorito dalla legge regionale in materia che non inserisce nel computo del suolo “consumabile” in ogni comune quello destinato alla realizzazione di opere pubbliche, di fabbricati industriali, di edificazione di cui siano stati approvati (magari anni e anni fa) i piani di lottizzazione. A Monigo non sarà considerato consumo di suolo quello dovuto alla realizzazione del quarto lotto della tangenziale e a Sant’Antonino quello che sarà causato dal completamento del Terraglio Est nel territorio del Comune di Treviso» chiude la nota di Coalizione civica «In questo quadro, noi pensiamo che l’amministrazione cittadina di Treviso debba porsi l’obiettivo del “consumo di suolo zero” per non aggravare ulteriormente la situazione del nostro territorio: non c’è “cemento responsabile” che tenga: la cementificazione e l’asfaltatura non devono più trovare spazio nella pianificazione urbanistica e nelle autorizzazioni edilizie del Comune. Il numero di fabbricati industriali dismessi e la quantità di edifici a uso abitativo abbandonati è tale da garantire la possibilità di rispondere alle esigenze “edilizie” con interventi di ristrutturazione, recupero e rigenerazione».

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