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Ciclone Fratelli d'Italia in Veneto (32%), Lega annichilita (14%) e superata dal PD (16%)

Al Senato stravince Luca De Carlo (Fdi) che con il 57,4% delle preferenze supera Paolo Galeano. Il centrodestra arretra in Veneto e arriva al 55% e ora anche la Regione rischia di diventare contendibile. Il movimento 5 Stelle si attesta al 5,8%, Azione e Italia Viva all'8,3%

Un terremoto, più per le conseguenze che potrà avere che per i numeri, comunque prevedibili alla vigilia. Giorgia Meloni stravince le elezioni politiche 2022 e Fratelli d'Italia si prende il Veneto superando il 32% delle preferenze alla Camera. La Lega esce da questa tornata con le ossa rotte e non va oltre il 14%, surclassata anche dal PD che si attesa oltre il 16%. Il centrodestra, rispetto alle recenti vittorie roboanti delle ultime tornate, si attesta al 55% (con Forza Italia oltre il 6% e con il flop di Noi Moderati, appena 2,48%): gli equilibri in Veneto sono dunque destinati a mutare, con la Regione che con questi numeri tornerebbe contendibile. Stesso ragionamento potrebbe valere, in assoluta linea teorica, anche per quanto riguarda il Comune di Treviso che vede la Lega all'11%, un autentico naufragio. Azione e Italia Viva hanno raggiunto l'8% mentre il Movimento Cinque Stelle raggiunge il 6%.

Nel collegio uninominale del Senato stravince il candidato di Fratelli d'Italia, Luca De Carlo, che conquista il 57,36% delle preferenze, superando nettamente Paolo Galeano, candidato del centrosinistra che si è fermato al 22,33%.

Nei collegi uninominali alla Camera sono stati eletti: Giorgia Andreuzza (Chioggia), Ingrid Bisa (Belluno), Dimitri Coin (Castelfranco), Martina Semenzato (Venezia) oltre a Carlo Nordio, Marina Marchetto Aliprandi, Gianangelo Bof e Rachele Scarpa.

Lega è l'ora della resa dei conti

«Cronaca di un disastro annunciato». Firmato: Roberto "bulldog" Marcato. I malumori della Lega in Veneto) ci sono da almeno due anni, ma nel 2022 sono emersi pubblicamente quando sono iniziate le "corse" per le amministrative di Padova e Verona. Città che hanno poi accertato la crisi del Carroccio anche in quello che una volta era il fortino del Carroccio, con la scelta di candidati non condivisi e battuti nettamente dal centrosinistra. Fortino però difeso da Luca Zaia, che da solo ha portato i suoi consensi al 77%. Senza, la Lega in Veneto è un partito come gli altri. Anzi, adesso, deve guardarsi le spalle in vista delle prossime regionali, quando il "doge" non potrà ricandidarsi. E il nemico non è il centrosinistra, ma Giorgia Meloni. E lo sa bene Roberto Marcato, che nell'ultimo anno ha criticato aspramente le scelte del leader Matteo Salvini e dei suoi delfini in Veneto, a partire da Massimo Bitonci, Alberto Stefani e Andrea Ostellari (tutti riconfermati a Roma grazie a collegi blindati). E questa mattina, nel post elezioni, il suo primo tweet è chiaro: «Cronaca di un disastro annunciato» dice, dopo che Fratelli d'Italia ha più che doppiato la Lega in Veneto e praticamente in tutte le province. Tweet condiviso da Marcello Bano, sindaco di Noventa Padovana, che insieme a Marcato era stato altrettanto critico. A loro si aggiunge anche Fabrizio Boron, consigliere regionale della lista Zaia, che negli ultimi 12 mesi ha rischiato più volte l'espulsione per aver preso le distanze dalle politiche di Salvini e dei suoi: «Far finta di non sapere ciò che chi ascolta la gente, ascolta il territorio, sapeva da tempo, è da colpa grave» scrive su Facebook.

Questa è stata ieri sera al K3, quartier generale del Carroccio, l'analisi di Giampaolo Gobbo, storico esponente leghista trevigiano, ex segretario della Liga, sindaco di Treviso ed europarlamentare: «C’è un calo della Lega, un calo dei 5 Stelle, un calo del Pd e di tantissimi partiti e movimenti, quindi questo dovrà essere tema di discussione all’interno del partito. L’importante è che la coalizione di centrodestra possa essere la più votata. In questo momento Fratelli d’Italia, come sembra, è il partito che ha più voti, e questo è un discorso importante, ma noi crediamo comunque che nei territori, nelle regioni abbiamo nostri amministratori e nostri governatori ma anche molti sindaci che fanno bene il loro lavoro e quindi questo ci dà la fiducia e la speranza, se fosse questo il problema, di ripartire come siamo sempre ripartiti e che questo sia l’inizio di qualcosa di importante».

Meno diplomatico Toni Da Re, europarlamentare ed ex segretario provinciale: «Questa disfatta ha un nome e cognome: Matteo Salvini. Dal Papeete in poi ha sbagliato tutto: ha nominato nelle segreterie delle persone che hanno solo ed esclusivamente salvaguardato il proprio sedere. Quindi, si dimetta! Passi la mano a Massimiliano Fedriga e fissi in anticipo i congressi per la ricostruzione del partito».

Uno degli storici esponenti della Lega coneglianese non è stato meno tenero. Così infatti ha scritto Giovanni Bernardelli sulla sua pagina Facebook: «Avevo pronosticato ancora un mese fa la lega sotto il 10% a livello nazionale. Chi mi conosce bene potrà confermarlo. Dicevo che in quel caso sarebbe stato un fallimento e più di qualcuno avrebbe dovuto rispondere con le dimissioni. L'aria che si respirava in giro questo diceva. Invece mi sbagliavo perché è riuscita ad andare ancora più giù, sotto il 9, con forza Italia ed Italia viva di Calenda e Renzi lì ad un soffio. Qualcuno ne prenderà finalmente atto mi auguro. C'è comunque da gioire. Di Maio, la Boldrina e forse anche la Bonino fanno le valige».

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