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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Medici e infermieri in fuga dalla sanità pubblica, PD all'attacco: «Non sono valorizzati»

Claudio Beltramello, responsabile Sanità per la segretaria provinciale del Partito Democratico, commenta la notizia delle dimissioni di 526 dipendenti nell’Ulss 2 nel corso degli ultimi tre anni. La replica della Regione: via alla formazione mirata per gli Oss

«Il problema della fuga di medici e infermieri dal sistema regionale pubblico è un’emergenza assoluta ed il fatto che in provincia di Treviso siamo i primi in classifica per numero di professionisti che se ne vanno dispiace, ma non sorprende. Abbiamo più volte ribadito come ci sia una valorizzazione delle persone molto bassa e come la meritocrazia purtroppo non sia l’unica variabile per fare carriera. Il fatto che il direttore generale dell’Ulss 2 dica che sono state fatte delle assunzioni non basta: noi abbiamo delle carenze complessive di medici e infermieri, quindi non dobbiamo solo assumere personale in numero pari rispetto a chi va via. Se va via uno e assumiamo uno, che tra l’altro probabilmente sarà meno esperto e capace rispetto a chi magari ha vent’anni di esperienza, non basta: noi rimarremmo comunque sotto organico». Lo afferma Claudio Beltramello, responsabile Sanità per la segretaria provinciale del Partito Democratico, commentando la notizia delle dimissioni di 526 dipendenti nell’Ulss 2 nel corso degli ultimi tre anni.

«In generale – continua Beltramello - si lavora sempre di più e si fa fatica a trovare nuovi professionisti perché sanno che si è in pochi e si lavora troppo. Il rischio è che avvenga una distruzione dei reparti, dove si perdono professionisti alla velocità della luce che non si riescono a reintegrare. Non è vero, inoltre, che medici e infermieri vanno via dal pubblico per andare nel privato solo perché guadagnano di più, come dice il direttore Benazzi. È invece una questione di quantità di lavoro, di serenità nello svolgere i propri compiti, di clima e di valorizzazione. La cosa fondamentale è fare un’analisi seria nelle opportune sedi istituzionali, con medici, infermieri e rappresentanti sindacali, per creare una task force urgente ed invertire questa tendenza: se si nega il problema, il problema resta lì».

«L’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto con la pandemia ha dimostrato quanto sia necessario affermare il principio dell’interesse pubblico nella tutela della salute – sottolinea il segretario provinciale del PD Giovanni Zorzi -. Il boom della sanità privata in provincia di Treviso e ora il triste primato regionale di fuga dei medici dimostrano invece che usciamo dalla pandemia con una sanità pubblica provinciale profondamente indebolita. Va invertita subito la rotta con nuovi investimenti in personale, strutture e servizi sul territorio, sfruttando al meglio anche le opportunità del PNRR, al fine di creare una situazione lavorativa sostenibile e gratificante all’interno del pubblico».

La replica della Regione: via alla formazione mirata per gli Oss

«Nel prossimo triennio, solo nelle Aziende Ulss si prevede l’uscita per pensionamento di quasi 500 OSS e di circa 1.100 nelle strutture dell'area anziani e disabilità. Entrambi i valori sono destinati ad aumentare nei prossimi anni con la crescita dell’età media e questi non sono gli unici indicatori che interessano la carenza di queste figure professionali nelle nostre strutture. La Regione è ora in grado di dare una ulteriore risposta a questo fabbisogno. Una risposta importante, attraverso la formazione mirata sulle esigenze dei territori direttamente». Con queste parole, l’assessore alla Sanità e alle Politiche sociali, Manuela Lanzarin, delinea le ricadute positive sulla sanità veneta del provvedimento varato dalla Giunta di Palazzo Balbi in cui, per contrastare la carenza di OSS viene resa maggiormente flessibile l’offerta della formazione specifica mirata al conseguimento dell’attestato di qualifica, rilasciato dagli enti di formazione accreditati dalla Regione. Una innovazione mirata a garantire tra il personale quelle figure di supporto e di assistenza indispensabili per una risposta completa nella cura della persona nelle strutture ospedaliere, in quelle intermedie, in quelle assistenziali e socio-sanitarie per la cura degli anziani e delle persone con disabilità, oltre che in quelle riabilitative ed educative. «In ragione dell'ingente fabbisogno di operatori che emerge sia nelle strutture ospedaliere sia in quelle territoriali, è stata valutata l'opportunità di rendere maggiormente flessibile l'offerta di formazione - sottolinea l’assessore Lanzarin -. Per agevolare ulteriormente l'accesso a questa professione i corsi saranno organizzati in ragione delle richieste locali. Questo consente di raggiungere anche contesti ritenuti meno attrattivi e favorire l'incontro tra domanda e offerta. È noto come il settore della sanità e dell’assistenza socio sanitaria soffra per la mancanza di personale ai vari livelli a cominciare dai medici specialisti e dagli infermieri. Ma è una difficoltà che riguarda anche gli OSS. Con riferimento al biennio 2021/2022, per il sistema socio-sanitario veneto era stato stimato un fabbisogno formativo di 1950 operatori qualificati e disposto l’avvio di 65 percorsi.  Per il biennio 2022/2023, assistiamo a un incremento del fabbisogno».

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