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Zaia con i sindaci: "Governo ci consenta modello di finanza locale"

Il Governatore del Veneto Luca Zaia martedì mattina ha incontrato i sindaci trevigiani e si è detto disposto ad appoggiarli nel loro percorso

TREVISO - “Una prima assoluta, una proposta super-seria e super-veneta, che parte dai Comuni trevigiani ma che sarà estesa a quelli dell’intera regione, che ha caratteristiche di buon senso, civiltà, trasversalità, concreta operatività e amore per la nostra terra e la nostra gente. Un progetto che nasce dal basso, dagli amministratori locali, i quali, per le condizioni in cui sono chiamati a operare, devono essere considerati degli eroi al fronte”. Ha esordito con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, presentando martedì a palazzo Balbi a Venezia il “Manifesto dei sindaci della provincia di Treviso”, un documento attraverso il quale si vuole rappresentare al Governo centrale l’ormai insostenibile situazione finanziaria dei Comuni veneti e formulare due precise proposte da trasformare in emendamenti in sede di conversione del decreto legge “Salva Roma”: regionalizzazione del fondo perequativo comunale ed esclusione dal patto di stabilità di tutte le spese di investimento inerenti la messa in sicurezza e l’adeguamento dell’edilizia scolastica.

Viene chiesta al Governo, insomma, una diversa finanza locale, impostata sull’autonomia impositiva di entrate proprie stabili e certe nel tempo e inoltre la concessione al Veneto del fondo perequativo comunale normato dalla legge 42/2009 (Legge delega per l’attuazione del federalismo fiscale), secondo una logica di geometria variabile, al fine di partire subito con l’applicazione dei fabbisogni standard.

Per quanto concerne la richiesta dello sblocco del patto di stabilità, i Comuni, esigendo comunque l’esclusione totale dalle regole gli investimenti realizzati con risorse proprie, stigmatizzano l’assurda situazione che vede il legislatore da una parte imporre severe norme per rendere sicuri gli edifici pubblici e dall’altra altrettanto rigidi vincoli finanziari che non permettono di fare nemmeno gli investimenti più urgenti e indifferibili.

La diversità dell’approccio di questa iniziativa, rispetto alle tante altre promosse in passato dagli Enti locali nei confronti del Governo, è stata più volte evidenziata dai sindaci e dagli assessori dei Comuni della Marca: non è una battaglia contro qualcuno ma una richiesta di uguaglianza, compatta e mirata, equilibrata, finalizzata a pochi ma essenziali obiettivi, candidando di fatto il Veneto a condurre un “progetto pilota”, la sperimentazione di un metodo nuovo di gestire la finanza locale.

In altre parole, i sindaci privilegiano la proposta al lamento, avvertendo, però, che se rimarranno ancora una volta inascoltati, non esiteranno a mettere lo Stato sotto accusa, ricorrendo alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzioni e per il mancato rispetto degli articoli della Costituzione che sanciscono che gli Enti locali sono ‘equiordinati’ allo Stato e non sue emanazioni, come invece emerge chiaramente dalle norme finanziarie che hanno ormai quasi cancellato la loro autonomia, trasformandoli in gabellieri dello Stato stesso, con le nuove imposte locali che sono diventate aggiuntive e non sostitutive di quelle nazionali.

Zaia ha concluso confermando la piena disponibilità della Regione a sostenere l’azione dei sindaci, aprendo un negoziato con il Governo centrale sulle proposte dei Comuni e, se dovesse rendersi necessario, presentando i ricorsi alla Consulta sulle manovre finanziarie che annichiliscono quell’autonomia agli Enti locali sancita dalla Costituzione. “Mi auguro che finalmente Roma riconosca la virtuosità del sistema amministrativo veneto – ha detto il presidente –, come è dimostrato dalla gestione della sanità pubblica, e che, premiando l’ammirevole capacità dei nostri sindaci di fare squadra e di superare le diverse appartenenze di partito, consenta al Veneto di sperimentare un nuovo sistema di finanza locale che garantirà sicuramente maggior efficienza e risparmio di risorse: un modello da esportare poi, se lo si vorrà, in tutto il resto del Paese”.    

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