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Salute Castelfranco Veneto

Coronavirus, positivi otto operatori dello Iov: nessun caso tra i pazienti oncologici

Il sindaco di Castelfranco Veneto, Stefano Marcon, fa chiarezza sui numeri del contagio all'ospedale San Giacomo e invita i cittadini a non eccedere con gli allarmismi

Massimo rigore nei controlli e nessun eccesso di allarmismo nonostante la gravità dell’emergenza che, pur rallentando, sta colpendo ancora la Marca. È questa la fotografia che emerge da alcuni dati provenienti dalla direzione dell’ospedale San Giacomo riguardante i reparti dedicati al Covid-19 e allo Iov.

«Voglio rassicurare tutta la comunità e dare un messaggio positivo – spiega il sindaco, Stefano Marcon - l’organizzazione del nostro nosocomio e la professionalità, ma soprattutto l’amore per il proprio lavoro espresso da medici, infermieri e operatori socio sanitari, sono riusciti a contenere l’onda di piena dell’emergenza. I numeri che mi hanno comunicato danno ragione a questa azione coordinata ma guai ad abbassare ora la guardia; abbiamo un cammino tortuoso ancora da percorrere ma, se ognuno continua con pazienza a fare la propria parte, usciremo insieme dal buio di questa fase». Nella fase acuta registrata nel mese di marzo, il terzo piano dell'ospedale castellano è stato riservato alle situazioni critiche con la creazione dell’area di isolamento per pazienti con il Covid-19. Attualmente sono presenti 10 pazienti affetti dal virus. Il quarto piano invece, dallo scorso 9 aprile, è stato dedicato all'ospedale di comunità Covid che ha per obiettivo quello di consentire il passaggio di pazienti che non possono essere curati a casa e che prima venivano inviati nella struttura di Vedelago (4-6 pazienti). Ad oggi è ospitato un paziente ma sono attesi i malati che, superata la crisi, verranno trasferiti dal terzo piano per proseguire tutte le cure necessarie. Nessun paziente oncologico ospitato allo Iov cittadino è stato invece contagiato. Un risultato ottenuto grazie alle attente misure di controllo attivate sin dai primi giorni dell’emergenza come il rigido controllo al triage posto all'ingresso e le telefonate effettuate ai pazienti attesi per un esame con l’obiettivo di dare istruzioni e chiedere ragguagli sullo stato di salute. Il reparto ha seguito con grande meticolosità i protocolli sanitari previsti, tra cui la misurazione della temperatura all’accesso e la dotazione di mascherine utilizzate dai pazienti che se non adeguate, venivano fornite dalla stessa struttura. Il materiale ed i dispositivi sanitari, ha fatto sapere la direzione, sono stati sempre in abbondanza grazie anche alle molte donazioni ricevute da aziende ed organizzazioni. Nessun accesso da parte di parenti e visitatori è stato autorizzato, con malumori contenuti con attenta sensibilità. Coronavirus che ha però colpito il personale. 8 su 320 operatori sono risultati positivi all'esame dei tamponi, con contagio non riconducibile però all'attività interna allo Iov. Per loro è scattato subito l’isolamento e la quarantena. Il pronto soccorso infine, nel mese di marzo, ha registrato solo accessi per Coronavirus, mentre superata la fase acuta dell’emergenza, dai primi giorni del mese di aprile sono stati registrati accessi per altre patologie o per patologie associate al Covid-19 ma in forma lieve.

«L’attività della nostra struttura ospedaliera – sottolinea il sindaco - è proseguita in queste settimane concentrandosi necessariamente sull’urto dato dall’emergenza epidemiologica, ponendo oltremodo una particolare attenzione alla sicurezza di pazienti ed operatori impegnati nelle mansioni ordinarie, garantite in tutte le diverse forme. Possiamo affermare, senza dubbi, che il nostro sistema sanitario ha superato ancora una volta la prova. Leggo poi con stupore – prosegue – le dichiarazioni dei Rappresentanti locali del Pd che appaiono quasi dispiaciuti che al centro anziani Sartor non vi sia neanche un positivo al Coronavirus, con dissertazioni tecniche sulle quali non entro in merito. La politica di rigore finora attuata dalla casa di riposo ha senza dubbio pagato. Incrociamo ora le dita perché questo status possa proseguire nel tempo anche con l’aiuto del buon Dio, che protegga operatori ed i nostri concittadini fragili».

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