Pazienti dimessi ma ancora positivi: Villa Fiorita sarà il Covid Hotel per la Marca
L'albergo trevigiano, in accordo con l'Ulss 2 e la Regione Veneto, potrà ospitare chi non ha avrà la possibilità trascorrere in sicurezza la quarantena in casa
Pronti e operativi in tutto il Veneto i primi “Covid hotel”, ossia quelle strutture ricettive, alberghi e appartamenti che sono stati individuati dalla Regione e dalle Ulss per essere messi a disposizione di pazienti positivi al Coronavirus e da poco dimessi dall'ospedale, con sintomi lievi o in attesa di negativizzazione, e di persone in quarantena che non possono restare in casa. I "Covid hotel", nello specifico, sono la frontiera per consentire la quarantena ai positivi al Coronavirus che, per varie ragioni, non possono completarla nel proprio domicilio, ad esempio perché conviventi con persone negative in spazi ristretti. Guardando alla Marca, ad oggi risulta accreditata una sola struttura, nello specifico il Park Hotel Villa Fiorita di Monastier, in via Papa Giovanni XXIII, una bellissima dimora risalente al '700. L'hotel è situato nella zona delle ville venete, tra Treviso e Venezia, e offre ai suoi ospiti 180 camere e una splendida villa che conserva ancora oggi tutto il suo fascino originario tra spazi ampi, architetture armoniose e romantiche atmosfere caratterizzate da natura e storia. Insomma, una location di pregio per un soggiorno di certo non facile sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Covid hotel in Veneto
Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità, commenta con queste parole il tema dei Covid-hotel in Veneto: «La settimana scorsa c'è stata una conferenza delle Regioni per stilare una lista di Covid-hotel in modo da raggiungere i 20mila posti disponibili in tutta Italia. In Veneto ad oggi non ci sono tante richieste su questo fronte. Nelle strutture puramente alberghiere potranno essere ospitati i positivi che non hanno bisogno di assistenza sanitaria. Esiste però anche una seconda tipologia di strutture che riguarda, invece, pazienti ancora positivi o casi sociali di persone o comunità che non hanno spazi adeguati per fare l'isolamento fiduciario. Le Ulss venete hanno individuato, ad oggi, una ventina di strutture: il Governo ne chiedeva almeno una per provincia. Saranno i direttori delle varie Ulss a valutare quali sono le strutture più idonee. All'interno di queste strutture non ci sarà nessun personale sanitario. Sul fronte delle tariffe è in corso una trattativa tra Ulss e Governo. Penso - conclude Lanzarin - che verrano preferite strutture non con una sola camera d'albergo ma con dei mini appartamenti dove i pazienti in isolamento potranno farsi da mangiare in autonomia».
Altri Covid hotel? Federalberghi: «Non ci stiamo»
Marco Michielli, presidente di Federalberghi Veneto, non vuole saperne, almeno finché non si raggiunge «un accordo serio con la Regione». Michielli ha spiegato: «Non si può improvvisare un Covid hotel: se non c'è la presenza di peronale sanitario e un'opportuna formazione al personale dell'albergo, si rischia che diventi velocemente un focolaio. Se c'è l'intenzione di fare questo processo con criterio, mi siedo volentieri al tavolo con la Regione. Ma a queste condizioni i nostri associati non accettano, anche perché lo Stato paga poco: 50 euro al giorno per persona, con pensione completa».