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Salute

Covid, Zaia: «Pressione ospedaliera alta, le vaccinazioni partiranno ai primi di gennaio»

Il Governatore del Veneto: «Se per stasera o domattina il Governo non prenderà decisioni su nuovi provvedimenti di chiusura ci adopereremo direttamente noi per il weekend»

Il Presidente del Veneto Luca Zaia ha aggiornato i cittadini sull'emergenza Coronavirus in Veneto, concentrandosi soprattutto sui numeri dei ricoveri. Insieme a lui, presso la sede regionale della protezione civile a Marghera (VE), l'assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin ed il responsabile del coordinamento delle terapie intensive del Veneto, il dott. Paolo Rosi. Il report di Azienda Zero, per la giornata di mercoledì 16 dicembre, indica dunque 94.225 persone attualmente positive. I morti in Veneto dall'inizio dell'emergenza sono ora 5.069. Questa, invece, la situazione nelle terapie intensive dove dai 349 ricoveri di lunedì si è passati a quota 347. In area non critica salgono poi a 2727 i ricoverati a livello regionale, su un totale di 9.787. Sono invece 3.043.702 i tamponi eseguiti da inizio pandemia e solo 20.103 molecolari nelle ultime 24 ore, oltre a 34.355 test rapidi che hanno riportato un 6,98% di incidenza totale tra tamponi e positività.

Per quanto concerne la provincia di Treviso, sono 407 i nuovi positivi registrati nelle ultime 24 ore. I casi attualmente positivi a Treviso e provincia salgono ad un totale di 16.487, come i decessi totali che sono ora 731. Per quanto attiene i ricoveri nelle terapie intensive, il dato complessivo è sempre di 42 pazienti: 24 pazienti a Treviso, 8 a Vittorio Veneto, 4 a Montebelluna, 4 a Conegliano, 1 a Oderzo e 1 a Castelfranco Veneto. In area non critica: 108 persone ricoverate al Ca' Foncello, 93 a Montebelluna, 124 a Vittorio Veneto, 50 al San Camillo, 41 a Oderzo, 17 a Conegliano, 14 a Motta di Livenza e 2 a Castelfranco Veneto. Dati a cui vanno sommati i ricoveri negli ospedali di comunità dove ci sono 24 pazienti a Treviso e 17 a Vittorio Veneto.

«Attualmente stiamo vivendo una forte pressione ospedaliera - racconta in diretta Luca Zaia - e proprio per questo la posizione della Regione Veneto è chiara: abbiamo assoluta necessità di adottare importanti misure restrittive, sia a livello nazionale che soprattutto locale. Se nessuno da Roma si muove per la serata di oggi, o al massimo domani mattina, ci adopereremo noi per emettere un'ordinanza restrittiva per normare almeno il prossimo fine settimana così da evitare gli assembramenti già visti. Siamo infatti in un periodo particolare ed è altresì chiaro che servono ristori specifici e così è stato anche confermato nelle scorse ore dal Ministro Boccia. In tutto questo la data del 7 gennaio diventa per noi fondamentale: tra la riapertura delle scuole, l'inizio delle vaccinazioni e i casi di influenza generalizzata, rischiamo di non venirne fuori. Ecco perché ai primi di gennaio inizieremo la campagna vaccinale...anzi, forse già a fine dicembre se verrà data l'autorizzazione dal Governo. Ricordo poi che l'area arancione prevede la chiusura dei confini comunali e la chiusura di bar e ristoranti, mentre tutto il resto rimane aperto e quindi non cambierebbe molto. Ho proposto misure da zona rossa? Non siamo entrati nello specifico con il Governo, abbiamo parlato di misure restrittive in general ma mi sembra di capire che la base dei provvedimenti sia il fine settimana per passare poi al periodo natalizio, ma ormai è questione di ore».

Italia in zona rossa o arancione a Natale 2020

Secondo le agenzie di stampa, il ministro Speranza avrebbe condiviso le preoccupazione dei governatori. Anche perché, è stato fatto notare nel corso del vertice, i dati parlano chiaro: nelle regioni rosse la curva del contagio è stata piegata, mentre alcune regioni gialle - un caso emblematico è proprio quello del Veneto - stanno registrando una pericolosa impennata di casi e rivoveri. Per questo, sia Speranza che Boccia, si sarebbero detti d’accordo con l’ipotesi di una zona rossa dal 24 dicembre al 7 gennaio, in sostanza per tutto il periodo delle feste natalizie. Nulla di deciso, meglio chiarirlo subito. Anche perché le resistenze non mancano. Sia nel governo che tra gli stessi presidenti di regione.

Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha espresso il suo punto di vista a 'L'aria che tira' su La7. "Non vedo perché imporre alla Liguria una zona rossa per Natale quando i liguri in queste settimane si sono impegnati e sacrificati per far calare la curva del contagio e farci arrivare in piena zona gialla". "Ci siamo dati delle regole i primi giorni di dicembre - ha detto Toti - decidendo di dividere il Paese in zone, e quelle regole hanno funzionato per contenere il covid. Non vedo perché cambiarle ora, alla vigilia delle festività natalizie".

Durante il confronto Stato-Regioni non è mancato chi ha fatto notare che il problema degli assembramenti nelle vie dello shopping si riproporrà già durante questo fine settimana. In particolare, il presidente Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento, avrebbe chiesto di anticipare la zona rossa addirittura al 19 dicembre. "Il rischio è che si creino assembramenti anche in questo week end", ha detto Fugatti chiedendo però al governo di garantire ristori adeguati "per tutte le attività". Che cosa dobbiamo aspettarci? Sul tavolo ci sono comunque altre ipotesi. Ad esempio quella di far scattare la zona rossa solo durante le festività. Oppure di optare per la zona arancione, adottando però misure più stringenti nei festivi. Ecco le ipotesi principali.

  • Tutta l’Italia in zona rossa dal 24 dicembre al 7 gennaio;
  • Zona rossa solo in alcune regioni e arancione in altre; 
  • la zona rossa nei festivi e prefestivi con chiusura dal 24 al 27 dicembre, dal 31 al 3 gennaio e durante l'Epifania di negozi, ristoranti e bar tranne gli esercizi essenziali;
  • l'Italia in zona arancione soltanto per le due settimane di festa. 
  • l'Italia in zona arancione durante il periodo natalizio e in rosso durante le festività; 

Durante il confronto con le regioni  il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha rimarcato che "il modello di interventi territoriali ha funzionato bene e ha fatto scendere l'Rt dall'1.7 all'attuale 0,8 ed è ancora in discesa, anche se le reti sanitarie necessitano di essere sempre più difese e alleggerite''. Resta fermo, ha detto ancora il ministro a quanto si apprende, il mantenimento del modello di interventi territoriali anche a gennaio. E dunque non si può neppure escludere che ci siano interventi differenziati a seconda dei territori. 

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