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Salute

Epatite C: Treviso tra le province più virtuose nelle cure dei pazienti con virus Hcv

Focus sulla situazione nel Nordest e sui tossicodipendenti. I pazienti trattati a giugno 2019 sono 2089. Importante collaborazione tra medici e specialisti del settore

Quattro incontri rivolti agli specialisti per coordinare l'attività e individuare i pazienti che non sanno o non si sono ancora sottoposti alla terapia gratuita per eliminare il virus Hcv, una terapia di poche settimane, senza effetti collaterali e non tossica per eliminare definitivamente il virus dell'Epatite C e tornare a vivere.

LA SITUAZIONE IN VENETO E A TREVISO

Nel Veneto ci sono 31 Centri prescrittori per la terapia Hcv. Ad oggi risultano trattati circa 13mila pazienti.  La Provincia di Treviso è tra le province più virtuose con 2089 persone trattate al giugno 2019. La Regione Veneto ha avviato programmi per l’eliminazione dell’Hcv sul territorio, allo scopo di individuare pazienti Hcv positivi che possano essere avviati al trattamento. Il consumo di sostanze per via iniettiva è oggi tra le cause principali di nuove infezioni da Hcv. Dal punto di vista epidemiologico i consumatori di sostanze per via iniettiva costituiscono il target prioritario su cui bisogna intervenire, rappresentando la popolazione con il maggior rischio di trasmissione di Hcv. La prevalenza anti-Hcv tra i consumatori di sostanza per via iniettiva è stimata del 50% circa e ciascun soggetto tossicodipendente con infezione da Hcv è in grado di infettare almeno altri venti consumatori di sostanze entro i primi 3 anni dall’inizio del contagio. «Da diversi anni è in atto una stretta collaborazione tra i Medici dei Servizi per le Dipendenze e gli specialisti infettivologi ed epatologi – dichiara Cristina Rossi del reparto Malattie Infettive dell'Ospedale Ca' Foncello di Treviso – Dei 700 soggetti che fanno uso di droghe per via iniettiva seguiti presso i Ser.D della Provincia di Treviso, 250 presentano infezione Hcv. L’80% di questi pazienti è stato già inviato presso i Centri Prescrittori e il 91% ha ricevuto il trattamento con i DAA con eradicazione (guarigione) nel 99%».

I NUMERI DI EPATITE C IN ITALIA 

L’Italia è il paese europeo con la più elevata prevalenza di infezione da Hcv, con una media stimata dell’1.5% e dati preoccupanti poiché al Sud è superiore al 5%, in pazienti con età superiore ai 65 anni. Ogni anno nel nostro paese, vengono effettuati circa 60mila ricoveri ospedalieri per patologia epatica Hcv correlata, con un incremento del 67% dei casi di cirrosi e del 291% dei casi di carcinoma epatocellulare primitivo (Hcc). Sono circa 12mila i decessi annui attribuibili all’infezione da Hcv e l’epatocarcinoma, di cui la cirrosi epatica da Hcv rappresenta una delle cause principali, è responsabile ogni anno di circa 3mila decessi. Oramai da mesi, sono stati introdotti e resi disponibili in Italia per tutti i pazienti i nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (Daa) specifici per il trattamento dell’infezione cronica Hcv relata, dotati di elevatissima efficacia e di scarsi effetti collaterali. «Questi farmaci hanno rivoluzionato l’approccio nei confronti del trattamento della patologia, consentendo di ottenerne la guarigione in una percentuale di oltre il 95% dei pazienti trattati – evidenzia il professor Pierluigi Toniutto, Direttore dell’Unità di Epatologia e Trapianto di fegato presso l’Università di Udine - Dall'introduzione dei Daa in Italia, sono stati sottoposti a trattamento antivirale circa 200mila pazienti, con un ritmo di circa 35mila pazienti per anno. Negli ultimi mesi si è assistito ad un progressivo calo del numero dei pazienti che accedono al trattamento, che può essere spiegato dal progressivo esaurimento del numero di soggetti con una infezione da Hcv già diagnosticata e noti agli ambulatori epatologici. Tuttavia, si stima che esistano ancora circa tra i 250mila sino a 450mila i pazienti con infezione da Hcv non diagnosticata e circa 170mila pazienti che nonostante la diagnosi di epatite C sia nota, non sono stati ancora inviati al trattamento. È il cosiddetto “sommerso”, su cui si devono concentrare le azioni per individuare i pazienti da mettere in cura».

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