rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

Covid, infermieri Ulss nelle case di riposo: prolungate le assegnazioni

Valutato l'andamento della curva epidemiologica in Veneto, la Regione ha deciso di prolungare l'assegnazione degli infermieri ai centri servizi in emergenza

La Giunta regionale del Veneto, su proposta dell'assessore alla Sanità e ai Servizi sociali, Manuela Lanzarin, ha deliberato due provvedimenti a sostegno delle strutture extraospedaliere per anziani visto l'aggravarsi dell'andamento della pandemia. Il primo provvedimento proroga la possibilità delle Ulss di assegnare temporaneamente il proprio personale infermieristico a supporto dei Centri servizi per anziani non autosufficienti accreditati. Il secondo provvedimento approva, invece, il percorso di “Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore socio-sanitario”.

«I centri per la non autosufficienza hanno bisogno di personale infermieristico - sottolinea l'assessore Lanzarin - nonostante la mancanza di queste figure professionali sul mercato. Da sempre, l’integrazione socio-sanitaria costituisce un elemento qualificante del modello Veneto nell’ambito delle politiche per la salute e, con recentissimo provvedimento, la Regione dispone che le aziende sanitarie possano assegnare infermieri direttamente ai centri servizi per la non autosufficienza; per un periodo limitato nell’ambito del progetto formativo individuale. Questo consente non solo di mantenere il personale infermieristico necessario nelle case di riposo ma anche di recuperare i professionisti che in questi ultimi mesi di emergenza sono stati assunti negli ospedali. La possibilità di assegnare personale infermieristico grazie ad uno specifico protocollo d’intesa tra aziende sanitarie e centri per anziani, inoltre, è anche un modo di favorire l’omogeneizzazione dei comportamenti e la diffusione di buone pratiche assistenziali mediante l’integrazione del personale nelle équipe assistenziali». Il personale infermieristico inviato presso le case di riposo sarà retribuito dalle aziende sanitarie sulla base del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Sanità. La differenza tra i due contratti resta a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

«L'accresciuta esigenza di personale da destinare all’assistenza sanitaria, imposta dalla pandemia nell’ambito della residenzialità e semiresidenzialità per anziani non è risolvibile con solo personale infermieristico - aggiunge Lanzarin - La seconda delibera apre anche nuove prospettive formative per gli Oss che già hanno specifici requisiti di esperienza. Grazie al corso, che la Conferenza delle Regioni ha riproposto da un accordo del 2003, l’Oss dopo una specifica formazione entra nell’équipe assistenziale e collabora con i professionisti sanitari e socio-sanitari, svolgendo attività assistenziali proprie, nell’ambito della pianificazione definita dai professionisti sanitari di riferimento». La durata complessiva del corso di “Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio Sanitario”, aggiornata e integrata da un apposito gruppo di lavoro regionale ai fini dell’emergenza pandemica, è di complessive 400 ore nelle varie discipline e nei tirocini svolti presso le aziende sanitarie e ospedaliere venete. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Covid, infermieri Ulss nelle case di riposo: prolungate le assegnazioni

TrevisoToday è in caricamento