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L'ospedale trevigiano sarà l’unico partner pubblico di un importante studio nell'ambito della medicina dello sport. Il dottor Sarto: «L'obiettivo è evitare stop ad atleti sani»

L’unità operativa complessa di medicina dello sport dell’Ulss 2 sarà l’unico partner pubblico di un importante studio nell'ambito della medicina dello sport. “Prolungamento dell’intervallo QT negli sportivi: segno di malattia o di innocente propensione genetica come risposta al training?”, questo il titolo dello studio che vedrà l’unità operativa diretta dal dottor Patrizio Sarto lavorare assieme al Centro per lo studio e la cura delle aritmie di origine genetica dell’Istituto Auxologico Italiano Irccs di Milano (prof. Peter Schwartz, promotore e coordinatore dello studio) e al reparto di cardiologia dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport Comitato Olimpico Nazionale Italiano (prof. Antonio Pelliccia). 

«Obiettivo dello studio – spiega Sarto – è  identificare le differenze in termini di assetto genetico tra atleti con elettrocardiogramma normale e atleti che mostrano invece delle alterazioni elettrocardiografiche, fortemente suggestive di Sindrome del QT Lungo, che tuttavia regrediscono dopo un congruo periodo di de-training. Scopo dello studio è dare un significato alle anomalie dell’elettrocardiogramma di quest’ultimo gruppo di pazienti, evitando un’erronea diagnosi di Sindrome del QT Lungo in soggetti che potrebbero avere invece solamente una predisposizione genetica al prolungamento dell’intervallo QT in risposta all’esercizio fisico, con meccanismo analogo a quello che si osserva nelle forme indotte da farmaci. I risultati della ricerca avranno una valenza importante sia per stabilire il reale rischio aritmico di questo gruppo di atleti sia per comprendere le basi fisiopatologiche e genetiche attraverso cui l’allenamento porterebbe al prolungamento dell’intervallo QT in soggetti geneticamente predisposti». Per raggiungere questo obiettivo lo studio, di natura no profit e vincitore del bando ministeriale di Ricerca Sanitaria Finalizzata del 2016, che ha permesso di avere un medico specializzato in medicina dello sport completamente dedicato a questa importante ricerca, si propone di arruolare nei prossimi 3 anni un elevato numero di pazienti (circa 150 casi e almeno 800 controlli, con un rapporto caso-controllo 1:5), che verranno valutati clinicamente ed elettrocardiograficamente e su cui verrà effettuata l’indagine genetica, volta alla ricerca sia dei geni maggiori e minori notoriamente coinvolti nella Sindrome del QT Lungo sia di varianti genetiche che potrebbero essere prive di effetto in condizioni basali ma determinare un effetto clinicamente rilevante in situazioni particolari, quali il training fisico. «La scelta del nostro servizio, come unico servizio pubblico di medicina dello sport italiano coinvolto nello studio – sottolinea il direttore generale, Francesco Benazzi - è motivo di orgoglio perché sono stati riconosciuti l’impegno, la professionalità e lo sforzo che l’Ulss 2 ha deciso di dedicare a una branca della medicina che ha  la finalità di occuparsi di giovani, con l’obiettivo di diagnosticare molto precocemente patologie rare che possono essere presenti in giovani che troppo spesso, erroneamente, vengono considerati sani per definizione».

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