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Protesta contro il rientro a scuola a febbraio, gli studenti: «Non siamo burattini»

Da Padova, Verona, Vicenza, Treviso e Venezia i giovani hanno voluto manifestare contro il Governo e le sue decisioni sulla scuola: «Qual è il vostro piano d'istruzione?»

La  proroga della riapertura delle scuole in Veneto al 1 febbraio ha suscittoa tante critiche da docenti e studenti in tutto il Veneto. La Rete degli Studenti Medi, nella giornata di giovedì, ha dunque lancia un video-appello e organizzato alcuni flashmob (sotto al palazzo della Regione a Venezia, davanti alla sede dell’Actv di Piazzale Cialdini a Mestre e davanti alla sede della MoM a Treviso), per chiedere a Zaia e Donazzan un piano concreto per la prossima riapertura delle scuole.

«Le maschere della Donazzan e di Zaia che giocano con dei burattini sono una provocazione verso un Veneto che, di fatto, non è stato capace di organizzare un rientro in sicurezza per gli studenti. Abbiamo lanciato dei flashmob nelle province di Padova, Verona, Vicenza e Treviso e siamo davanti al Palazzo della Regione a Venezia, nel pieno rispetto dei decreti, perché non possiamo permetterci di rimanere con le mani in mano dopo la proroga della chiusura delle scuole per la mancanza di un piano - dichiara Tommaso Biancuzzi, coordinatore della Rete degli Studenti Medi del Veneto - Guardando ai contagi sappiamo perfettamente come il Veneto non abbia avuto un'organizzazione virtuosa, ma la scarsa pianificazione e la noncuranza nei confronti dei giovani non può pesare ancora sulle spalle di migliaia di studenti e docenti. Non ci stiamo, non siamo marionette da spostare a piacimento».

Gli Studenti della Rete, vestiti per satira da burattini e mascherati da Zaia e assessora Donazzan, si sono trovati simbolicamente nel capoluogo, davanti al palazzo della Regione, la mattina del 7 gennaio, giorno in cui, secondo le linee del ministero, si sarebbero dovuti riaprire finalmente i cancelli delle scuole superiori del paese. «E' una questione di priorità: per la nostra Regione evidentemente è più importante tenere aperte le chiese ed i centri commerciali piuttosto che le scuole superiori. Ci siamo fatti trovare senza alcun piano per trasporti, spazi e tamponi quando è da mesi che si sarebbe dovuto ragionare, insieme a tutte le parti in causa, per una efficiente e sicura ripresa della vita scolastica in presenza. Bisogna tornare dietro ai banchi: la dad é, dati alla mano, uno strumento di emergenza che nel lungo periodo però sta creando lacune, problemi sociali e di natura psicologica ancor prima che didattica - conclude Martina Buffolo, della Rete degli Studenti Medi del Veneto - un recente report stima che potrebbero essere 34mila gli adolescenti italiani ad abbandonare gli studi a causa della didattica online. Qui l'unico piano per  l'istruzione pubblica sembra essere un piano di distruzione!».

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