La Befana dei divieti e quella dei ricordi
E' passata la Befana, brava a districarsi tra divieti, pass, dosi booster , ffp2, tamponi e paure per un domani affatto roseo e la netta sensazione che siamo tutti cambiati, anche senza volerlo, in peggio, purtroppo. Il covid point in dogana a San Giuseppe era chiuso e viale della Serenissima ha visto qualche sparuta auto percorrere la gimkana messa a punto per far entrare più veicoli possibile lungo il viale e le sue due bretelle di raccordo coll'eco-centro, sgravando così la Noalese e la rotatoria dell'aeroporto da un'abnorme volume di traffico causa i tamponi obbligatori dettati dalle ultime direttive del governo che aveva creato disagi e momenti di tensione tra i veicoli in coda e quelli in transito sin dalle prime ore del giorno per tutta la settimana. Una Befana quella di questo 2022 senza i tradizionali "pan e vin" anche questi finiti sotto la scure dei divieti , niente più " i 'Strologhi dele Faìve" che traevano i pronostici per l'anno novello e niente più vin brulè e pinza a riscaldare gli astanti infreddoliti ma allegri attorno ai grandi fuochi. Il conforto allora vien dato, per chi ha un po' d'annetti sul groppone, dai ricordi. Quelli d'una infanzia pregna di fantasia e stupore sinceri come quella vissuta da noi bambini della ceramica Pagnossin, la grande fabbrica di "terraglia forte", come si leggeva a lettere cubitali su uno dei capannoni fronte- strada ,al civico 94 della Noalese , al confine tra il comune capoluogo, Treviso, e Quinto, suo dirimpettaio.
Era un giorno magico, incantato, un ricordo dolce che ci portiamo indelebile nei nostri cuori. Al mattino, accompagnati da mamma e papà, col vestito della festa, varcavamo il grande cancello di ferro per entrare nell'ampio cortile per poi essere condotti, in fila ordinata, in un'altrettanto grande sala tutta addobbata a festa, una festa tutta per noi. Subito ci raggiungeva un vociare allegro di adulti indaffarati che fissavamo titubanti - fossero mai gli aiutanti della Befana? - lesti a farci accomodare ai lunghi tavoli disposti a perimetro mentre altri faticavano solerti a spingere verso di noi carrelli con enormi pentoloni fumanti ed altrettanto enormi mestoli ,altri ancora, poi , indaffarati a completare una montagna di pacchi colorati in un angolo.Su tutto un profumo dolcissimo di cioccolata calda accarezzava le narici ed il cuore. Davanti a noi, sulla tavola, un tazzone col nostro nome, il nostro primo regalo personalizzato!, prontamente riempito di quel fumante, goloso nettare seguito da fragranti, teneri biscotti, -"forza bambini prima che si freddi! Ce n'è ancora, forza!" - la voce imperiosa ci spronava a deliziarci di quanto avevamo lì a nostra disposizione ed un sorriso rassicurante vinceva alfine la nostra timidezza. Di fronte ad ognuno c'era anche una grande calza riempita di ogni sorta di leccornie.
Era un sogno? Eravamo nel Paese dei Balocchi? Ed il perfido Mangiafuoco quando sarebbe spuntato per trasformarci in burattini? Papà e mamma dietro a noi però ci rassicuravano con una mano sulla spalla: non era un sogno, era una dolcissima realtà ! E subito iniziava la distribuzione di altri regali, tanti regali, meraviglia su meraviglia per chi, come noi non era ancora satollo e schifato di tutto, come tanta gioventù odierna, ma coniugava realtà e fantasia per crescere appieno.Queste furono per tanti anni le Befane alla Pagnossin, la grande fabbrica dalla potente sirena che lacerava l'aria scandendo le giornate dei suoi operai e delle loro famiglie.