Camillo Pavan e il popolare gioco, scomparso, della borella
Lo storico trevigiano ha pubblicato in questi giorni su Google Libri un ebook in cui ricostruisce storia, tecnica, curiosità e diffusione dell’antico gioco di origine contadina largamente diffuso fino alla fine del secolo scorso in gran parte della Marca trevigiana e delle limitrofe province di Padova e Venezia. Dall’introduzione: «Una sera d’estate del 1978 – per un articolo che venne pubblicato sul “Diario di Treviso” – mi recai, con l’amico fotografo Luigino Smaniotto, all’osteria di Nerbon di S. Biagio, all’epoca “tempio” del gioco della borella. Vi trovai un gruppo di giocatori di varie età che, con molta pazienza, cercarono di spiegarmi i segreti dell’arte della borella, praticata ancora in vari paesi della provincia: dopo il lavoro, un salto in osteria e una partita “de borèa”. Partite di solito giocate per divertimento, con il litro di vino o la cassa di birra in palio, ma talvolta giocate anche con accanimento (e allora in palio non c’era solo il vino) e che, specie nei sabati sera d’estate o di sagra, potevano durare anche tutta la notte. Nel 1988, dieci anni dopo l’incontro con i liberi giocatori di Nerbon, ebbi l’occasione di organizzare una mostra storica a Casale sul Sile e mi capitò di imbattermi ancora una volta nel gioco della borella. Questa volta però non si trattava più di una partita tra amici, ma di un vero e proprio torneo “a squadre di sette giocatori” organizzato dal “Club borèa da Renata” presso la trattoria Scudeller, a Conscio di Casale. Era una domenica di marzo; c’era festa in paese e fermento fra i giocatori e gli spettatori, disposti ai lati della corsia di lancio. La gara era molto sentita. Non ricordo chi abbia vinto, ma quel senso di partecipazione paesana mi rimase impresso a lungo. Nel 2009, in occasione della tradizionale “Sagra dei peri” di Conscio, telefonai al numero dell’organizzazione trovato su internet. Alla ragazza che mi rispose chiesi se per caso durante la sagra fosse prevista anche una gara di borella. “Una gara di cosa?”, mi domandò a sua volta la ragazza. “Di borella, sì… un gioco molto diffuso nel vostro paese”. “Mai sentita nominare. Comunque non c’è nessuna gara del genere”. Vent’anni, una generazione, e anche a Conscio “l’ultimo paese che ga creà Dio”, come vuole uno dei suoi blasoni popolari, del plurisecolare gioco non restava più traccia: scomparso, come la civiltà contadina con cui da sempre era vissuto in simbiosi. Della sua scomparsa sono stato testimone diretto, e lo scopo di queste pagine (una raccolta e sistemazione di materiale vario già pubblicato su varie piattaforme web) è quello di evitare che, assieme al gioco, della borella vada persa anche la memoria. –– (C.P. – giugno 2021) ––*–– L’ebook, 55 pagine formato A/4, è consultabile e scaricabile gratuitamente in PDF su Google Libri al seguente indirizzo: https://books.google.it/books/about?id=VaszEAAAQBAJ&redir_esc=y