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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Esce a pezzi da un incidente in moto, ma dopo un anno non ha ancora visto un euro dall'assicurazione

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

COMUNICATO STAMPA

ESCE A PEZZI DA UN INCIDENTE IN MOTO, MA DOPO UN ANNO NON HA ANCORA VISTO UN EURO DALL'ASSICURAZIONE

L'assicurazione, con le solite scuse, non vuole liquidare alcun anticipo del risarcimento

di cui ha diritto, come terza trasporta, la giovane figlia del sindaco di Fossalta di Piave

La sua esistenza è stata sconvolta in giovane età da un terribile incidente stradale, ma la compagna di assicurazione, pur avendo pieno titolo ad essere risarcita, e pur essendo già passato un anno, si ostina a non volerle anticipare nemmeno un euro della somma che comunque percepirà per far fronte alle ingenti spese mediche. A dispetto dei "quadretti" da "salvatori del mondo" dipinti dalle pubblicità sul pianeta assicurativo.

Marta Sensini, oggi 27 anni, è una giovane piena di vita che risiede a Fossalta di Piave, comune veneziano di cui il papà Massimo è anche il primo cittadino. Il 10 maggio 2015, però, un crudele destino la aspetta al varco lungo la Tangenziale di Treviso. La ragazza sta viaggiando come passeggera in sella alla moto condotta dal fidanzato, quando, all'altezza dell'uscita dell'ospedale, accade l'irreparabile. La coppia rimane coinvolta in un terribile incidente: i ragazzi vengono sbalzati sull'asfalto e, soprattutto, hanno la sfortuna di essere travolti da una vettura che segue. Le loro condizioni appaiono da subito gravissime.

Trasportati al Ca' Foncello, dopo giorni e giorni passati in Terapia Intensiva tra la vita e la morte, riescono a salvarsi, ma il prezzo è altissimo. Il suo fidanzato resta paralizzato; a Marta va un po' meglio, ma riporta comunque pesanti lesioni e politraumi: l'asportazione della milza e svariate fratture tra cui quella del femore, dell'ala sacrale, della scapola, di diverse costole. Anche per lei, come per il suo ragazzo, comincia un lungo calvario fatto di sofferenze, interventi chirurgici e riabilitazione. Ad attestare la gravità delle conseguenze del sinistro, basta solo l'esito della Commissione medica dell'Inps che le riconosce una invalidità lavorativa del 50 per cento.

I due giovani e le loro famiglie, per fare luce sull'incidente e avere giustizia, attraverso il consulente Riccardo Vizzi si sono subito rivolti a Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini. Indipendentemente dalle responsabilità del sinistro in questione, tuttavia, la posizione di Marta non è in discussione: trattandosi di terza trasportata, la giovane è automaticamente coperta dalla polizza della moto stipulata con l'assicurazione e regolarmente attiva, e ha tutto il diritto ad essere risarcita. Un risarcimento che peraltro si attesterà su svariate decine di migliaia di euro, in ragione dei gravi danni fisici e morali patiti.

"Per questo il rifiuto della compagnia di accordare un anticipo sulla somma, ad un anno di distanza dall'incidente, fa ancora più rabbia: qui non si parla di un indennizzo in forse, ma di un risarcimento che Marta otterrà comunque. E' l'ennesima riprova che tutto quello che le compagnie ci propinano negli spot in televisione, la disponibilità totale a venire in aiuto ai clienti, è solo pura fantasia. La cruda realtà è tristemente diversa, davanti a tutto non ci sono le persone con i loro problemi, i loro diritti e spesso i loro drammi, ma gli interessi economici e le esigenze di bilancio" commenta amaro il Presidente di Studio 3A, dottor Ermes Trovò.

Studio 3A infatti, per conto della propria assistita, ha presentato più volte a Itas la richiesta di ottenere un anticipo sulla somma da liquidare, alla luce del fatto che ormai è passato un anno, che le spese sostenute per interventi e riabilitazione non sono state e anche in futuro non saranno poche e che la giovane, che era molto attiva, non ha più potuto svolgere le attività lavorative che espletava prima.

Risultato: un fermo diniego. "Ci occorre altra documentazione medica", "aspettiamo la stabilizzazione dei postumi": questi i pretesti addotti di volta in volta dalla compagnia per respingere una richiesta legittima e anche di buon senso. Marta intanto resta con i suoi problemi, mentre la compagnia si tiene stretti il più possibile i soldini che spetterebbero ai danneggiati.

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