Nuovo libro di Ivano Tiveron: il Novecento attraverso le vicende di una famiglia di Cordenons
È uscito nei giorni scorsi “Stagioni lontane. Ricordi, immagini e curiosità di casa Vivian”, l’ultimo lavoro di Ivano Tiveron, insegnante di origine trevigiana (ex allievo del Duca degli Abruzzi), di cui abbiamo nel settembre scorso presentato le “Memorie del sommergibilista Pasquale Corcione”. Un lavoro ricco e originale, una storia a più voci sulla famiglia del “Barbon Vivian” di Cordenons, raccolta dalle discendenti Maria Teresa e Franca Vivian con Anna Maria De Marco e coordinata per l’appunto dal prof. Tiveron.
Ci sono molti modi per raccontare la storia di una famiglia e di una comunità. Si possono ricostruire genealogie compulsando anagrafi comunali e archivi parrocchiali. Si possono studiare incrementi di ricchezze o improvvise povertà analizzando catasti e archivi notarili. Si possono ricordare “i bei tempi di una volta” soffermandosi su aneddoti e superficiali considerazioni su “come si stava meglio quando si stava peggio”. Niente di tutto ciò nell'opera di Tiveron. La storia della famiglia viene fatta iniziare nel 1803 con la nascita dell’intraprendente Luigi che seppe costruire una fortuna commerciando in legname col Cadore; fortuna che non volle disperdere e lasciò in eredità al primogenito Angelo “Barbon”. Famiglia benestante, quella dei Vivian “Barbon”, con inderogabili punti fermi, che “convinsero” - ad esempio - la diciottenne Maria De Benedet a prendere il posto della sorella Teresa, morta di parto, come moglie del nonno Toni (1874-1961).
Maria darà alla luce altri otto figli da aggiungere ai quattro che Toni aveva avuto da Teresa. Sono tanti gli episodi riportati, con il loro contesto storico sempre presente in filigrana e senza nulla concedere a un facile folclore. Arriva la Prima guerra mondiale, con le giornate di Caporetto e l’ondata di panico provocata nella popolazione civile dalla ritirata dell’esercito italiano. Partire o restare? La famiglia scelse di dividersi. Toni e Maria - che mai avrebbero abbandonato la loro casa e la loro terra - decisero di restare, e con loro il sedicenne Federico, troppo giovane per infastidire gli invasori. Il resto della grande famiglia prese la via dell’esilio, certamente dura, ma non quanto l’anno trascorso sotto i “tedeschi”, e andò profuga a Firenze. Poi gli anni Venti, con la prima incrinatura della solidità familiare che portò alla divisione fra Toni e Cesare di una proprietà fino ad allora monolitica. Gli anni Venti, con l’arrivo del primo trattore Fordson e dei primi fertilizzanti che aumentarono la produttività dei terreni in misura mai vista prima. Gli anni Venti e il “Ventinove”, che iniziò con un periodo di gelo così forte da far scoppiare gli alberi e ghiacciare il vino nelle botti e proseguì con la crisi economica d’autunno che vide due membri della famiglia (Teresa Vivian e Antonio Turrin) trovarsi nel pieno della depressione americana, con due gemelli (Arthur e Leo) nati il 20 ottobre nella contea di Alameda.
La storia prosegue, quella della famiglia e quella nazionale. Angelo, classe 1911, verrà arruolato nel 1931 e resterà lontano da casa - quasi senza soluzione di continuità - fino alla fine della Seconda guerra mondiale. Dopo il periodo di leva verrà infatti richiamato per la “conquista” dell’Etiopia, proseguirà nella campagna dei Balcani venendo catturato dai tedeschi a Dubrovnik (Ragusa) l’8 Settembre. Subirà una dura prigionia in Germania, ai lavori forzati per la Krupp di Essen, e quando ritornerà - irriconoscibile per la perdita di oltre trenta kg di peso - non vorrà più parlare di quell'infame periodo, a differenza di quello passato in Etiopia, che sarà, invece, fonte di infiniti e coloriti racconti. Indimenticabili le pagine dedicate alla resistenza, con il giovane partigiano comunista Giuseppe Nannavecchia di San Quirino impiccato dai tedeschi al poggiolo del Municipio di Cordenons, di fronte alla mamma, cui rivolge la sua ultima invocazione d’aiuto e Domenico “Meni” De Benedet, della stessa formazione partigiana, che si salvò per un soffio dalla fucilazione alla Ferrobeton di Roveredo. De Benedet diventerà sindaco del paese per due mandati, dopo la Liberazione.
La sua opera badava al sodo, alla dignità dei paesani più poveri. Primo provvedimento sarà l’apertura di bagni pubblici, in un paese in cui ben pochi avevano la casa con bagno e acqua corrente; poi provvide alla costruzione delle scuole e iniziò le procedure per la realizzazione dalla Casa di Riposo. Dieci anni durò il mandato dell’ex partigiano De Benedet e come “premio” per il suo impegno sociale sarà fra i primi a essere licenziato dal Cotonificio Veneziano. A 55 anni. Dopo il “vento del nord” era calata la “cortina di ferro”, commenta con amarezza Tiveron. Ci vorranno più di quarant'anni, e la caduta di quell'insormontabile cortina, per rendergli il dovuto omaggio con l’intitolazione della sala consiliare di Cordenons a “Domenico De Benedet illustre cittadino e primo Sindaco del dopoguerra”. STAGIONI LONTANE, di Ivano Tiveron, è un libro cui non si può che augurare un meritato successo e la più ampia diffusione, soprattutto nelle scuole.
(Camillo Pavan)