San Giuseppe, l'omicidio irrisolto di Lucia Cendron
E' rimasto tutto come allora tranne per il fossato dentro il quale ora scorre l'acqua di una diramazione della canalizzazione "Brentella", tutto come in quella tragica notte di fine agosto, l'aria madida d'afa e di pappataci, quando il serpentello stretto e tortuoso di via dei Brilli , già teatro di incidenti mortali, chiese l'ennesimo tributo di sangue. A farne le spese, quel 29 agosto di 8 anni fa, fu Lucia Cendron, madre di due figli che sarebbero cresciuti senza di lei, appena uscita di casa per recarsi, in sella alla sua bicicletta, a Paese per le prove settimanali del coro Cantores Pagenses di cui faceva parte. Un destino tragico dai risvolti inquietanti perchè se fu, al momento, un incidente come tanti, divenne subito dopo, per la fuga repentina dell'autore, omicidio stradale. Attimi angosciosi di una vita repentinamente spezzata: Lucia che procede in direzione Paese, un ciclomotore Ciao bianco, queste le risultanze delle indagini, che arriva dalla direzione opposta e che improvvisamente punta la bicicletta di Lucia centrandola in pieno. Il botto farà uscire di casa le famiglie lì attorno. Ancora attimi: nell'impatto l'uomo, t-shirt, pantaloncini corti e ciabatte, rotola addosso a Lucia perdendo il casco, gli sguardi s'incrociano. lei rantola sommessamente, ormai agonizzante, lui risale sul Ciao e sparisce nella notte in direzione della vicina Noalese. Chi accorre capisce subito la gravità dell'accaduto, l'ambulanza caricherà un cadavere. I rilievi e le prime indagini sembrarono promettenti e si addivenì ad un sospettato su cui pesavano vari riscontri ma era solo una bolla di sapone. Chi, come il sottoscritto, arrivò sul luogo il giorno appresso rimase meravigliato dalla marea di oggetti ancora sul ciglio della strada. Non c'entravano nulla coll'accaduto? Erano del tutto irrilevanti come prove? Domande che a 8 anni da quella sera e dall'esito inconcludente delle indagini restano ancora in attesa di risposte. Trascorso il periodo di rito ed esperite le formalità lo striminzito fascicolo che traccia gli ultimi frammenti di vita di mia cugina Lucia giace sepolto negli archivi sotterranei del tribunale trevigiano. Un omicida invece è a piede libero, tronfio nella sua vigliaccheria e con lui chi, da quel 29 agosto lo protesse da subito e continua a farlo, incredibilmente ed assurdamente sordo ad ogni fremito di coscienza, cieco ad ogni evidenza, muto ad ogni accenno a quella tragedia. Perchè ? Perchè il silenzio? Perchè l'omertà? Sono ritornato in via dei Brilli fermandomi in silenzio lì dove successe tutto e non ho trovato conforto perchè non ho trovato ragioni.
Vittore Trabucco