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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Un trevigiano in partenza per i prossimi World Transplant Games

Marco Mestriner sarà parte del team azzurro in partenza il prossimo 24 giugno

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Quando il destino cerca di prendere il sopravvento non bisogna mai lasciarsi andare. Lo sa bene Marco Mestriner, trevigiano doc, che partirà nella compagine che rappresenterà il nostro Paese ai prossimi World Transplant Games a Malaga dal 25 giugno al 2 luglio. La strada che lo ha portato alla convocazione azzurra è fatta da sfide che lo hanno condotto ogni giorno a raffrontarsi con l'avversario che la vita ha voluto mettergli di fronte. Marco, già dalla sua nascita, ha dovuto combattere contro una nefropatite che ad appena una settimana di vita lo stava portando alla morte.

Fin da piccolo si avvicina allo sport, dapprima il nuoto, poi entra nel mondo della pallacanestro, una delle sue grandi passioni. Da adolescente la sorte torna a bussare alla porta. L'insufficienza renale di cui è affetto lo costringe a uno stop definitivo alla sua strada sportiva nel basket. "La cosa che è stata più difficile da capire" ci racconta " è sentirsi etichettare come diverso, senza appello. Questa cosa mi ha segnato profondamente". E questo diventa un bivio che potrebbe portarlo a percorrere la via più semplice, quella di arrendersi alla sorte. Ma non è così. Da allora comincia a mettersi in gioco più di prima, continuando a praticare la pallacanestro a livello amatoriale, ma riscoprendosi nuotatore, diventando tennista e anche pattinatore. "Attraverso lo sport sapevo che potevo trovare il modo di annullare quello scalino che la malattia cercava sempre di alzarmi davanti, ma avevo la consapevolezza che un giorno avrebbe potuto vincere lei". A 25 anni infatti la sua situazione di salute precipita, e si prospetta per lui come unica soluzione di sopravivvenza la dialisi. "Quando è arrivato il momento di accedere il pulsante di quella macchina, a cui mi attaccavo ogni sera e che mi teneva in vita, è stato come si spegnesse l'interruttore del mio futuro, credevo di aver perso definitivamente".

Ma grazie alla forza della famiglia e alla speranza di ricevere il dono un organo, Marco non si lascia dare per vinto neanche questa volta. "Ricordo benissimo la notte del 17 settembre 2011. Quando sei in dialisi, devi tenere sempre i telefoni accessi e a portata di mano, anche quando dormi. Quella sera mi attaccai, come ormai facevo da 10 mesi, alla macchina. Avevo dimenticato il telefono al piano terra, ma pensai che per una volta non sarebbe successo niente. E invece alle 2.00 del mattino il telefono comincia a suonare: era la chiamata che tanto attendevo". E il trapianto diventa una nuova rinascita, un altro punto segnato contro la malattia. "E' stato come ricominciare tutto daccapo. Dopo un mese e mezzo di ospedale non riuscivo neanche a reggermi in piedi. Ma è stato bellissimo poter riscoprire ogni cosa, dal tornare ad assaggiare cibi che da tempo erano dei tabù, a una nuotata in mare, alla semplice passeggiata serale che da mesi non facevo più. Ogni cosa, anche la più semplice, non era più scontata, ma preziosa." E anche la sua strada sportiva riprende grazie al tiro con l'arco, che lo accompagna per 2 anni.

"La pallavolo è arrivata quasi per caso. E' stata mia moglie a spingermi a entrare in Aned (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto -ndr.) e provare a far parte della Nazionale trapiantati. Ho cominciato ad allenarmi seriamente e il 31 maggio 2015 a Milano ho giocato la mia prima partita in azzurro, un'emozione incredibile". Da qui Marco diventa un fiume in piena. Nel luglio 2015 porta la Nazionale Italiana Pallavolo trapiantati e dializzati a Treviso, nell'ottobre 2016 fonda la prima squadra di sitting volley trevigiana diventando anche allenatore di volley, nel 2017 riesce a incontrare il Presidente del Comitato Paralimpico a Roma per rincorrere il suo sogno di uno sport senza barriere, senza più diversità anche per coloro che attendono o sono portatori di un trapianto d'organo. Ed ora si appresta a vivere i suoi primi mondiali nella Nazionale Italiana Trapiantati guidata da Aned onlus, con la forza di chi non si è arreso al proprio destino, con la voglia di dimostrare che si può vincere in campo e nella vita.

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