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TrevisoToday alla scoperta dell'Nba: ecco i Brooklyn Nets e il loro Barclays Center

Ritorna la rubrica dedicata alle arene NBA. Questa volta vi portiamo al palazzetto di Brooklyn dove ben 17 mila spettatori si sono riuniti per festeggiare l’anno nuovo

PONZANO VENETO Dove eravamo rimasti? Ah sì, se non sbaglio vi avevo parlato di un teatro dei sogni che si trova a Washington D.C, in cui c’erano LeBron James, Kyrie Ivring e un ragazzo di Ponzano Veneto. Bella storia eh? Ecco, quel ragazzo di Ponzano Veneto (Matteo Caoduro, n,.d.r.) è tornato negli Stati Uniti per un periodo di studio di sei mesi, anche se sa benissimo che saranno più le partite NBA che le ore di studio. E’ stato un primo dell’anno molto particolare trascorso in quel di New York, in cui il fuso e il freddo, giusto tredici gradi sotto lo zero, l’hanno fatta da padrone. Destino vuole che in questi due giorni di permanenza nella Grande Mela ci sia una partita NBA a Brooklyn, tra Nets e Magic. Consapevole di chiedere un enorme sforzo al mio fisico, mi ritrovo con l’obbligo morale di richiedere il pass stampa seguendo la procedura che mi aveva portato davanti al Re di Cleveland un anno e mezzo prima.

Lo sforzo si è rivelato sicuramente meno complicato della prima volta, ma la gioia di ricevere il pass con tanto di “Good to hear from you” dalla Nba è stata la stessa. La partita non è certo di cartello come Wizards-Cleveland, ma la sola idea di vedere un match a Brooklyn mi fa impazzire, così quando arrivo al Barclays Center inizio ad avere i brividi lungo tutta la schiena. La prima volta non si scorda mai dicono, ma anche la seconda a quanto pare. Entro che il palazzetto è quasi vuoto, l’unico rumore è quello del pallone che ha in mano Evan Fournier, guardia dei Magic. Sarei lì per la partita, ma è inevitabile, essendo a Brooklyn, pensare al fatto che possa esserci Jay Z. Un tifoso smorza subito il mio entusiasmo, il buon Shawn Carter va a vedere al massimo tre partite l’anno, ma anche se fosse difficilmente si stacca da Beyoncé (come dargli torto). Ormai è quasi il momento dell’inno nazionale, i membri dell’US Army sono simpatici e scherzano, così quando chiedo loro di mettersi in posa per TrevisoToday non hanno problemi a farlo.

La partita inizia, gli Orlando Magic partono molto forte, Aaron Gordon segna 10 punti in pochi minuti e pure Elfrid Payton sembra in forma. La cosa che mi colpisce di più fin qui, e a Washington non l’avevo notata, è il rumore incessante del pubblico per disturbare il tiro libero degli avversari. L’aspetto che mi lascia basito non è tanto il gesto, comune ad ogni manifestazione sportiva, bensì l’eco che rimbomba per tutto il maestoso Barclays Center. All’intervallo prendo un caffè per non crollare dal sonno, accanto a me c’è un uomo di trent’anni che chiede della panna a Starbucks per il figlio, ma litiga con un signore in modo non troppo pacato perché a sua detta non ha rispettato la fila. Nemmeno il tempo di provare pena per il bambino in mezzo alla disputa che la partita riprende, Brooklyn non ci sta a deludere il proprio pubblico e sale in cattedra con una gran difesa. Quest’ultima non impedisce però a Byombo di volare sulla testa del povero Allen e schiacciare il canestro che vale la parità per Orlando (63-63).

Durante l’ultimo quarto la partita è tiratissima, ci sono sorpassi e controsorpassi e non si capisce quale squadra sfrutterà l’inerzia decisiva. Alla fine a spuntarla è Brooklyn, che grazie ai liberi di Carroll e Crabbe porta a casa la partita, fissando il suo record attuale sul 14-23, negativo certo, ma per le premesse disastrose di inizio stagione nemmeno così male. Finita la partita, è il momento della conferenza stampa di Coach Atkisnon. Seduto dietro di me c’è D’Angelo Russell, playmaker dei Nets fermo per infortunio. Anche lui è classe 1996 come il sottoscritto, ma diciamo che di strada ne ha fatta un po’ di più.

LA PAROLA A COACH ATKINSON - “Bello vincere dopo la sconfitta di ieri sera in volata contro Boston. Orlando è una squadra di talento, specie con il rientro di Aaron Gordon, quindi i nostri ragazzi hanno fatto un buon lavoro. Non siamo stati granché in attacco ma abbiamo dimostrato un’ottima resilienza in difesa. Insomma, un’ottima vittoria di squadra".

Finita la conferenza, è il momento di prendere Uber per andare a dormire, perché con 5 ore di sonno in due giorni non si può andare molto distante. Un’altra notte incredibile alle spalle, ma il pensiero di fermarmi sei mesi e la consapevolezza che presto ce ne sarà un’altra mi riempie di gioia. Cari amici, non vi resta che stare collegati sul sito per il prossimo episodio. Non c’è due senza tre!

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