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Cori razzisti in Portomansue'-Treviso, ecco la verità dei tifosi e dei due club

Sia la Curva Sud Di Maio che il direttore sportivo del Portomansuè stemperano i toni dopo quanto successo domenica con la polemica in merito agli insulti rivolti a Gnago

TREVISO Dopo il caso dei presunti insulti rivolti dalla Curva Sud di Maio a Gnago, ex giocatore del Treviso ora al Portomansuè, ecco la verità del tifo e dei due club in merito a quanto accaduto domenica.

IL COMUNICATO DELLA CURVA SUD - "Dopo aver letto i soliti articoli che ci riguardano, ci vediamo costretti a spiegare due cose. Premettendo che non spetta a noi argomentare sulla questione razzismo, vorremmo semplicemente chiarire la nostra posizione ed evitare che si crei un caso partendo dal nulla. Domenica a Mansuè qualcosa è successo, ma attribuire ciò all’odio razziale è tanto ipocrita quanto ridicolo. Gnago, nostra vecchia conoscenza, ha pensato bene di provocarci per l’ennesima volta, dimostrando di essere un uomo grande e grosso di statura, ma assai piccolo di caratura. Ogni volta che ci giochiamo contro non perde occasione per provocarci, aizzarci e porsi con un atteggiamento di sfida e strafottenza che non può passare inosservato. In tutto questo il colore della pelle e la sua origine non c’entrano nulla, si tratta semplicemente di mancanza di rispetto per dei tifosi che in passato l’hanno sostenuto e sui cui lui ha sputato (in maniera figurativa e pure reale). Crediamo quindi non servano altri termini per definirlo, e siamo convinti di avergli già dato troppo importanza. Si commenta da solo un personaggio che un giorno provoca e fa l’uomo da dietro una rete e il giorno dopo va a piangere e a confessarsi sul giornale".

"Detto ciò vorremo spendere due parole per la rinomata fantasia, con cui lavorano alcuni giornalisti locali. Chi domenica era presente, ha compreso l’accaduto e a prova di ciò ci sono le dichiarazioni di entrambe le società, che parlano di una burrascosa reazione ad un ben definito gesto. Nessuno di loro ha qualificato l’episodio come razzista e nessuno di loro ha parlato di cori discriminanti, l’episodio quindi ha una precisa connotazione compresa da tutti, o quasi. I soliti 'benpensanti' hanno infatti deciso di creare un nuovo caso razzismo con il quale occupare il loro quotidiano. Sappiamo bene come l’intolleranza razziale venga spesso usata ad hoc per mascherare problemi ben più gravi, riuscendo a sminuire il reale accaduto, insabbiandolo con una finta aurea di indignazione. In questo caso l’omissione di particolari fondamentali quali la provocazione da noi subita e il poco risalto alle dichiarazione contrarie alle loro favole, dimostrano la cattiva fede. Come già detto questi signori non hanno l’intenzione di raccontare l’accaduto, ma di veicolare l’informazione, deviandola verso l’ideologia con la quale riempiono le pagine del loro giornale. Speriamo che arrivare addirittura a riproporre la cronistoria delle loro pubblicazioni, faccia comprendere finalmente a questi 'professionisti' che sia meglio si dedichino alla letteratura romanzesca. Consci che questo loro 'attacco' non sarà l’ultimo, rinnoviamo l’augurio di un incremento di vendite e andiamo orgogliosi di occupare un posto importante nel loro archivio".

IL COMMENTO DEL DIRETTORE SPORTIVO DEL PORTOMANSUE' - "Dopo tanto rumore (per nulla) in questa giornata vorrei fare un po' di chiarezza su quanto è accaduto nella partita Portomansue' - Treviso. È stata una partita vera, giocata ad alti livelli da due squadre toste. I giocatori hanno dato vita, ad uno spettacolo degno del pubblico presente, rispettandosi e cercando di dare il massimo - scrive su Facebook Ermanno Amadio - A fine partita una squadra ha esultato davanti al proprio pubblico e una no ma lo sport è questo.Questa è la cronaca, questo è quello che vogliamo ricordare. Non c'è stato nessuna situazione che potesse riguardare il razzismo, niente di simile da giustificare titoloni sui giornali. Nessun atto violento, le forze dell'ordine non sono intervenute, non è servito. Ci tengo a precisarlo perché sia noi che il Treviso Calcio ci siamo adoperati per far vivere una domenica di vero calcio ai tanti appassionati. I tifosi del Treviso, giunti numerosi a Mansuè, hanno sempre incitato la propria squadra e meritano un plauso. Normale che a fine partita ci fosse un po' di delusione ma niente di più. Il calcio non deve essere un mezzo per fare politica ma un qualcosa che fa sognare le persone...uno sport comunque, 90' minuti di lotta sportiva e poi tutti amici come prima. Chiedo scusa ai tifosi del Treviso per quello che hanno letto ma non sono parole ne mie ne di nessun altro tesserato della nostra società. Io da bambino tifavo Treviso e rimarrà sempre la squadra del mio cuore, la squadra della mia città. Spero che questo chiarisca l'accaduto, spero che le domeniche di sport possano continuare serene".

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