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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Costi troppo alti e Comune assente: il Festival Anthropica dice addio alla Restera

Il presidente dell'associazione La Pulperia, Michele Zappia: «A livello istituzionale, dal Comune fino alla Regione, ci vorrebbe maggior sensibilità per la cultura»

Dopo ben sette edizioni l’esperienza del Festival Culturale Anthropica volge ormai purtroppo al termine. Nato nel 2015 a Treviso con lo scopo di promuovere lo sviluppo culturale e sociale della città e valorizzare il paesaggio urbano, a partire dalla Restera del Sile si è poi espanso fino a Silea lungo un percorso scelto per la bellezza del paesaggio e le sue potenzialità, all’epoca nascoste dall’abbandono generale in cui versava l’area e tutt'ora in buona misura incolte. L’arte urbana ha rappresentato fin dall’origine il principale mezzo d’azione ed espressione del festival, sia perché consente con mezzi limitati di riqualificare e abbellire il territorio, sia perché diffonde l’arte e la cultura nella vita di ogni giorno, al di fuori delle forme e degli spazi ad esse tradizionalmente riservati. Come il nome suggerisce, Anthropica voleva unire l’approccio artistico e creativo con uno “antropologico”, mettendo al centro l’essere umano e i suoi spazi.

Negli anni, tramite il Festival Anthropica, sono state realizzate svariate decine di opere d’arte urbana, la maggior parte murales ma non solo, come le raffigurazioni delle carte da gioco trevisane dipinte secondo la tradizionale tecnica dell’affresco, installazioni, graffiti spray, etc. Alcune di queste occupano decine di metri quadrati, altre sono di piccolo formato. Sebbene la maggior parte dei lavori siano tuttora in ottime condizioni, grazie anche a una regolare attività di mantenimento, alcuni di essi sono andati distrutti negli anni. In ogni caso, il favore e l’accoglimento del pubblico, trevigiano e non solo, nei confronti delle opere sono stati sorprendenti: per molti aspetti, sono state adottate e fatte proprie dai fruitori, e salvo rari casi, non hanno subito atti di vandalismo. Grazie alle opere realizzate da Anthropica in questi anni è poi nato il “Restera Art District”, una sorta di museo a cielo aperto lungo la prima parte del cammino che costeggia il Sile.

Oltre alla Restera, Anthropica ha diffuso i suoi interventi d’arte urbana anche in altre zone della città, come a San Paolo, o nei vari sottopassaggi realizzati tra Treviso e Silea. E insieme all’arte urbana, Anthropica ha organizzato concerti, spettacoli teatrali, esposizioni fotografiche, conferenze e presentazioni di libri, etc., cercando di animare e portare il suo contributo distintivo alla vita culturale trevigiana. Per ultimo, non certo per importanza o gradimento del pubblico, Anthropica ha promosso l’incontro tra le persone e la città attraverso i pranzi o le cene che realizzava in strada, in Restera o a Prato Fiera, tramite cui centinaia di persone si trovavano a mangiare insieme in uno spazio pubblico.

SITUAZIONE ATTUALE E MOTIVAZIONI ALL'ADDIO

«Organizzare un festival come Anthropica richiede dedizione e sacrifici straordinari, che si protraggono ben oltre il periodo del festival, circa per tutto l’anno. Sebbene non fosse compensato economicamente, in quanto il festival si basava sul contributo volontario degli organizzatori, il lavoro che stava dietro era lo stesso di natura professionale quanto a impegno, responsabilità e competenze, alcune delle quali di alto profilo ed esperienza - afferma il presidente Michele Zappia - La spinta di fondo era data dalla volontà e dalla soddisfazione di contribuire a migliorare la città e la comunità in cui si vive, dal desiderio di esprimersi creativamente, e da simili motivazioni artistiche, intellettuali e sociali».

«Più in concreto, tra i principali obbiettivi di Anthropica vi era quello di creare un percorso artistico lungo la Restera del Sile, una sorta di museo a cielo aperto in grado di esaltare e valorizzare con l’arte la bellezza del paesaggio e la storia della presenza umana che si respira passeggiando per quel cammino. Del resto esistono vari esempi virtuosi di simili iniziative e percorsi, in grado di valorizzare il territorio e creare arte, cultura e ricchezza, anche economica. Alcuni di essi, sia in Italia (ad esempio Arte Sella) che all’estero, sono diventati dei veri e propri volani d’attrazione turistica, non solo locale. E certo l’area del Sile, la cui bellezza e potenzialità sono note a tutti, meriterebbe una tale valorizzazione» continua.

«Noi ci abbiamo provato. Anthropica è stato tra i primi e più attivi soggetti interessati a valorizzare la Restera: se essa ora, quanto meno nel comune di Treviso, è più bella di qualche anno fa, se è cresciuto il suo fascino e l’interesse che le persone mostrano nei suoi confronti, testimoniato dal flusso sempre maggiore di turisti e di persone che vi vanno a passeggiare (ma testimoniato anche dagli enormi investimenti immobiliari e dall’accresciuto valore degli edifici che su essa si affacciano), in parte è grazie ad Anthropica - chiosa - E se, più in generale, è tornata un po’ della cosiddetta 'street-art' ad abbellire alcune vie e piazze del territorio, per quanto al di sotto delle città più attive e vive, è per il lavoro di Anthropica e delle persone ad essa legate».

«Purtroppo, le nostre risorse sono assai limitate e crediamo sinceramente di aver fatto tanto con quel poco o nulla da cui partivamo e che abbiamo avuto a disposizione. Esiste ora un vero e proprio percorso artistico, non molto lungo ma denso di opere d’arte, che parte all’inizio della Restera, e abbiamo appunto denominato Restera Art District. Non arriva fino al mare, come ci sarebbe piaciuto nei nostri sogni, ma è lo stesso in grado d’abbellire uno dei luoghi più affascinanti di Treviso, e d’attrarre l’attenzione di un numero crescente di persone. Più di così, in queste condizioni, sappiamo che non è possibile fare, pertanto preferiamo fermarci. Restiamo fermamente convinti della qualità del progetto sviluppato e messo a disposizione, ma per poter continuare, ovvero per continuare a sviluppare un percorso artistico in grado di valorizzare adeguatamente la Restera del Sile, servono impegno, mezzi e risorse che vanno ben oltre le nostre limitate capacità, e che al momento non sono semplicemente a disposizione» sottolinea il presidente di Anthropica.

«Lasciamo comunque la Restera migliore di come l’abbiamo trovata, lasciamo il Restera Art District alla città e speriamo che il Comune, la Regione e i sue enti, nonché i privati e le imprese del territorio, vogliano collaborare per prendersene cura, e chissà far crescere un progetto che ha già portato risultati visibili e riscontra sempre più affetto e apprezzamento, ma ha ancora la maggior parte delle potenzialità inespresse, e può contribuire enormemente alla crescita culturale, sociale ed economica del territorio. Al termine dell’esperienza, Anthropica desidera quindi ringraziare ancora una volta tutti coloro che si sono impegnati per una o più edizioni del festival: oltre agli artisti, i volontari, gli amici e conoscenti che hanno messo a disposizione il loro tempo e le loro capacità, così come le aziende che ci hanno sostenuto con donazioni o con il supporto tecnico, e i professionisti di varia natura con cui abbiamo collaborato» conclude Zappia.

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