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Giovedì, 28 Marzo 2024

Pasqua 2020: gli auguri del Vescovo di Treviso ai fedeli della Diocesi

Monsignor Michele Tomasi, nella prima domenica di Pasqua segnata dall'emergenza Coronavirus, ha dedicato alla sua Diocesi un importante video messaggio con una riflessione sul rapporto tra vita e morte

«Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello». Così recita il testo della bellissima preghiera-poesia cantata a Pasqua. Morte e vita continuano sempre ad affrontarsi nell'esistenza di ogni uomo e di ogni donna, ad ogni curva o tornante della storia e sono al centro del messaggio di auguri diffuso dal Vescovo di Treviso, Michele Tomasi, a tutti i fedeli della sua Diocesi.

«La morte di tanti, troppi. E il dolore di tante famiglie, che non trova nemmeno una voce. E poi la morte della paura, della malattia, della solitudine. Quanti sono quelli che pagano un conto elevato per la diffusione della malattia? Dicono che sia democratica, ma mi pare che chi aveva già prima meno risorse continui ad averne anche adesso di meno. Quanta povera gente. Quante piccole e grandi morti quotidiane in questo nostro tempo. Quanto rischio di egoismo, di solitudine del cuore più che di distanza fisica: ma quanti erano già isolati anche nella folla. I troppo poveri. I troppo ricchi. Ma anche, ed ecco il prodigio, quanta vita, quante vittorie quotidiane della vita! Quanta forza. In chi si assume rischi per aiutare e curare gli altri. Negli ospedali. A casa dei più fragili. Sulla frontiera del disagio psichico, dalla disabilità. L'operatore socio-sanitario che fa assistenza domiciliare, chi assiste a casa coloro che hanno problemi di disabilità e chi ha bisogno di cure costanti. Quante mamme, papà, fratelli e sorelle. Chi lavora per garantirci il cibo, i servizi, la sicurezza. Chi sta nelle case di riposo, nelle carceri, nelle strutture di assistenza, nei campi, sulle strade. Le persone consacrate che pregano e ascoltano Dio e i fratelli e le sorelle, apparentemente impotenti, ma ricchi di amore. I preti feriti nel loro amore di pastori. Perché lo fanno? Perché lo fate? Perché immergersi in tutto questo dolore, se davvero finisce tutto là, se con ogni morte finisce davvero tutto? Morte e vita, ancora oggi si affrontano in questo prodigioso duello. Non è un affanno disperato contro il tempo inesorabile. Per quello c'è solo fuga: "mangiamo e beviamo, perché domani moriremo!". Non è abitudine o senso del dovere - non c'è abitudine che tenga nel dolore, nel sacrificio vero. "Il Signore della vita era morto e ora vivo trionfa". Io credo che sia proprio questo. L'angelo che ha rotolato via la pietra dal sepolcro di Cristo rotola via la pietra delle nostre angosce quotidiane. Ecco perché vi immergete nel dolore. Ecco perché ne ritornate più vivi, più veri. Con le tracce dell'eternità nello sguardo e nel cuore. Ecco perché chi ci lascia non cade nel nulla. Ecco perché è necessario augurarci buona Pasqua. Perché il Signore della vita ha donato la vita perché trionfi la vita. Se non si può risorgere ogni istante, se non si può risorgere alla vita eterna, a che cosa serve tutto ciò? Ma il Signore, il servo sofferente, lo sconfitto crocifisso è veramente risorto. È vivo. Ecco perché! Ecco perché viviamo. Ecco perché siete come siete. Grazie! Buona Pasqua!»

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