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Ottobre Rosa, la Casa di Cura “Giovanni XXIII” a fianco della Lilt per il progetto "Cucina Didattica"

"In provincia di Treviso - ha detto il dottor Alessandro Gava Presidente della LILT di Treviso - ci sono circa 830 nuovi casi di tumore alla mammella"

La Casa di Cura “Giovanni XXIII” di Monastier offrirà anche quest’anno il suo contributo alla lotta al cancro al seno riversando parte di quanto ricavato dalle prestazioni di esame clinico strumentale alle mammelle nel mese di ottobre a Trifoglio Rosa, l’associazione di Mestre fra donne operate per questa patologia che pagajano per recuperare l’uso dell’arto superiore dopo lo svuotamento  ascellare, ed alla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (Lilt) di Treviso, impegnata in un singolare progetto di Cucina Didattica.

Ne hanno parlato giovedì, a Treviso, i vertici della struttura sanitaria fornendo dati aggiornati sulla dinamica dell’incidenza della malattia sul territorio negli ultimi 20 anni e presentando altre iniziative di contrasto al fenomeno e di supporto alle persone che stanno vivendo l’esperienza in prima persona o attraverso propri familiari. Secondo i dati della Regione Veneto, nell’area si registrano ogni anno 31 mila nuovi casi di neoplasie. Nella popolazione femminile quello al seno è il tipo di tumore più frequente, rappresentando il 32% della totalità dei casi, seguito, ma con una frequenza tre volte inferiore, da quello del colon retto.

"In provincia di Treviso - ha detto il dottor Alessandro Gava Presidente della LILT di Treviso - ci sono circa 830 nuovi casi di tumore alla mammella. Nella donna è il tumore più frequente. Un terzo dei tumori femminili sono alla mammella”. Oltre ad un lentissimo lieve aumento di incidenza di questi tumori si sta abbassando anche l'età che colpisce le donne. “E’ la prima causa di morte sotto i 50 anni - ha detto il dottor Bernardino Spaliviero Radiologo della Casa di Cura “Giovanni XXIII” di Monastier - questo richiede la necessità che la donna si presenti nei centri diagnostici dove deve fare la mammografia una volta all'anno”.

Il cancro al seno ha anche evidenziato nella nostra regione una crescita del 54% negli ultimi 20 anni e, per il 2019, ci si attende che le diagnosi in Italia tocchino quota 53.500. I progressi in campo terapeutico e, soprattutto, l’individuazione precoce della malattia, fanno sì che oggi quasi nove donne su dieci colpite siano ancora in vita a cinque anni dalla sua scoperta. Fra i vari fattori che concorrono all’insorgenza delle neoplasie mammarie vi sono, oltre ad età, familiarità e particolari episodi nella vita riproduttiva, anche gli stili di vita e, soprattutto, quelli connessi all’alimentazione, al punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) stima che nel mondo il 30% dei casi di tumore avrebbe potuto essere evitato con una dieta appropriata ed evitando abusi di sostanze alcoliche. Da qui l’importanza di una corretta informazione ed è proprio a questo che punta il progetto di Cucina Didattica nella nuova sede della Lilt di Treviso. Nel locale sarà cioè allestita la strumentazione necessaria ad insegnare cosa e in che modo cuocere o preparare cibi riconosciuti come in grado di diminuire le probabilità dell’insorgenza di malattie neoplastiche.

“Anche quest’anno ci affianchiamo con convinzione – ha detto il responsabile marketing della Giovanni XXIII, Matteo Geretto – alla campagna di prevenzione della Lilt. Ringraziamo anche le molte donne che, nel mese di ottobre, scegliendo di sottoporsi alla diagnosi strumentale nella struttura di Monastier, contribuiranno alla realizzazione di un progetto importante qual’è la Cucina didattica”. Il dipartimento di senologia della Giovanni XXIII appartiene, assieme ad altri poli italiani, ad una rete chiamata Pink (Prevention Imaging Network Knowledge), accreditata dal Centro nazionale delle ricerche (Cnr) di Pisa e dalla Fondazione Umberto Veronesi quale partner di un’indagine mirata sulle metodologie di diagnosi integrate volta ad abbassare ulteriormente il tasso di mortalità per il tumore al seno. Negli ultimi 10 anni la struttura trevigiana ha praticato 700 agobiopsie su donne di età inferiore ai 50 anni, con un picco di 113 nel 2015. In un caso su dieci la tecnica adottata è stata la Vacuum Assisted Breast Biopsy (Vabb), in alternativa alla Core Biopsy (Cb).     

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