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Martedì, 30 Aprile 2024
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Femminicidi, a Treviso il flashmob del coordinamento "Non Una Di Meno"

Sabato 18 settembre la mobilitazione per dire basta alla violenza di genere. Nel mese di settembre si sono registrati già otto femminicidi. Slogan e cartelloni al ponte dell'università e sulle Mura di Treviso

"Insieme siamo partite, insieme torneremo: non una di meno". E' questo uno dei tanti slogan intonati sabato 18 settembre in centro a Treviso durante il flashmob contro i femminicidi organizzato dalla sezione trevigiana del comitato: "Non una di meno".

«Nel mese di settembre (ancora in corso) sono già 8 i femminicidi avvenuti in Veneto. Questo numero, già di per sé sconcertante, sale ad almeno una cinquantina da inizio anno, rendendo evidente a chiunque che il femminicidio sia una vero e proprio fenomeno endemico violento e non un'emergenza. É una strage. Abbiamo così ritenuto necessario non rimanere più in silenzio, oggi con questa conferenza stampa vogliamo ribadire che ci vogliamo vive ad affermare l’urgenza di azioni concrete, da parte delle istituzioni e della collettività tutta, volte a contrastare con ogni mezzo la violenza di genere e la cultura patriarcale. La violenza di genere non riguarda solo alcune, ma tutte le donne, perché con questi numeri nessuna può fare a meno di chiedersi “E se domani toccasse a me?”. Senza contare che queste forme di violenza non colpiscono solo il corpo delle donne ma anche tutti quei corpi che resistono e che non sono bianchi, maschi ed etero. Siamo convinte - continuano le manifestanti - che ora più che mai sia necessario un cambio di sistema immediato volto a fare rete nella comunità creando servizi anche da quella parte istituzionale che tanto dice di essere contro la violenza di genere ma che poi non stanzia fondi a sufficienza, non da il giusto peso ad una denuncia, qualora qualcunə decidesse di denunciare, e che a volte continua a perpetrare questa violenza patriarcale in maniera sistemica».

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Tra le richieste avanzate durante il flashmob di sabato 18 settembre: la cessazione immediata delle narrazioni tossiche da parte dei mass media. Il diritto ad autodeterminarsi senza sostituzione dei cognomi o di non riconoscere l'identità di persone in transizione. L'impegno a formare ed educare nelle scuole al consenso, alla sessualità, alla libera scelta di genere e all'affettività. La richiesta di un reddito di autodeterminazione che permetta a tutte di avere una vita degna e di potersi salvare da situazioni di violenza domestica. Infine che le istituzioni si impegnino affinché non solo le case delle donne e i centri anti violenza non vengano fatti chiudere ma anzi che ci sia un maggiore impiego delle risorse pubbliche e dei fondi a loro dedicati. Le manifestanti hanno "colorato" di rosa il ponte dell'università con striscioni e fumogeni colorati. In Riviera Margherita e sulle Mura di Treviso le militanti di "Non una di meno" hanno affisso decine di cartelli con i nomi delle donne vittime di femminicidio. Nella Marca, ad oggi, sono oltre un centinaio le donne supportate dal Telefono rosa. Una situazione aggravatasi con l'arrivo della pandemia.

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