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Lingua Looonga: Treviso si riscopre ricca di sfumature, anche nel linguaggio

L’idea di partenza è che il mondo non è solo “strabello”, termine che piace tanto agli adolescenti di oggi, ci sono tanti altri aggettivi per descriverlo. I Buranelli? Crepuscolari. La Fontana delle Tette? Volitiva e burrosa

Sono i luoghi simbolo della città, raccontati dai partecipanti a Lingua Loonga, il primo gioco social-turistico-letterario che si è svolto oggi a Treviso. A idearlo è stata l’agenzia di comunicazione trevigiana Ideeuropee, con l’obiettivo di valorizzare il grande patrimonio della lingua italiana, diffondendola attraverso i social network. Un gioco che è rimasto segreto fino all’ultimo: circa 40 i concorrenti che si sono presentati al punto di raccolta in Loggia dei Trecento verso le 11, pronti a partecipare a un secret game, senza altre indicazioni.

Hanno ricevuto una mappa della città con 8 obiettivi caratteristici da fotografare: il Canale dei Buranelli, lo Spritz all’Abitué, Ponte Dante, la statua di Mario del Monaco, la Grande Sfera di Benetton, l’Osteria dalla Gigia, la Fontana delle Tette, i Leoni del Duomo. Una volta fotografati, li hanno postati sui Facebook o Instagram  trovando per ogni luogo un aggettivo che fosse pertinente ma il più possibile originale. Per ogni aggettivo unico (usato quindi da un solo concorrente) veniva assegnato un punto, mentre una giuria, vocabolario alla mano,  si occupava di valutare la pertinenza. L’hashtag “LinguaLoonga” ha così popolato i social network, raccontando Treviso in modo più ricco e creativo: opulento, scintillante, coriaceo, marmoreo, perentorio...

L’idea di partenza è che il mondo non è solo “strabello”, termine che piace tanto agli adolescenti di oggi, ci sono tanti altri aggettivi per descriverlo.  Spiega l’ideatore Piergiorgio Paladin di ideeuropee: “La lingua italiana si sta impoverendo, sui social e non solo, sostituita da un linguaggio sempre più conciso, dagli emoticons o dalle immagini. Noi che lavoriamo nel mondo della comunicazione lo sappiamo bene. Ma non deve essere per forza così. Al contrario, i social possono essere un ottimo strumento per diffondere aggettivi poco usati e per ritrovare, attraverso il linguaggio, le sfumature della realtà”.

Il più originale è stato Igor Scomparin, che ha usato parole come coriaceo, volitivo, bistrattato. Seconda Sara Cappellazzo e terza Giovanna Luchini. Per loro i premi, offerti da Zanichelli, non potevano che essere dei dizionari. Da usare, magari, per imparare parole nuove utili alla prossima edizione. “Il format è piaciuto molto – conclude Paladin  - i partecipanti si sono divertiti a passeggiare per la città con l’obiettivo di cercare parole. Non avremo più l’effetto sorpresa ma contiamo di riproporlo l’anno prossimo e, perché no, diffonderlo anche ad altre città”.

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