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Ritrovati importanti reperti archeologici nei laghi di San Giorgio e Santa Maria a Revine e Tarzo

I reperti, che riguardano la flora, la fauna, la terracotta, la pietra (tra cui una macina ben conservata), confermano la presenza dell’uomo tra il Neolitico e l’età del bronzo

«Vorrei manifestare la mia gioia e il mio entusiasmo per le nuove scoperte archeologiche avvenute di recente presso i laghi di San Giorgio e Santa Maria a Revine Lago e Tarzo. Questi ritrovamenti sono preziosi perché ci permettono di ampliare la nostra conoscenza del passato, di scoprire nuove informazioni sulle civiltà che hanno abitato il Veneto e di comprendere meglio l’evoluzione dell’umanità nel corso dei secoli, preservando la memoria delle civiltà venete. Mi congratulo con tutti gli archeologi, in particolare la dr.ssa Marta Modolo e l’arch. Lorenzo Fattorel, e con le squadre di ricerca composte sia da studenti che docenti, che contribuiscono a tali scoperte significative». Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime la sua soddisfazione per la ripresa degli scavi archeologici situati nella vallata trevigiana dei laghi di San Giorgio e Santa Maria a Revine Lago e Tarzo. Le attività fanno parte del progetto “reLacus” dell’Università di Ferrara, in collaborazione con l’Università di Padova, con la Soprintendenza Archeologica, con le Province di Belluno, Padova e Treviso.

«Proprio in occasione del centesimo anniversario dai primi ritrovamenti del sito palafitticolo di Revine e Tarzo, una spada in bronzo del 15° secolo a.C., che la Regione del Veneto ha inserito nelle celebrazioni dei Grandi Eventi al fine di valorizzare e promuovere le eccellenze culturali, ambientali, turistiche e produttive del nostro territorio, arriva la notizia di questi nuovi, importanti, ritrovamenti. La Regione intende tutelare, valorizzare e promuovere la visibilità storico-archeologica del luogo, rendendo le scoperte un valore unico per la cittadinanza».

Gli scavi di Revine Lago

All’attività di scavo verranno affiancate una serie di iniziative biennali quali visite guidate e laboratori presso l’area archeologica, un’esposizione itinerante sensoriale, attività didattico-divulgative, apertura di uno spazio espositivo permanente, dirette sui canali social e l’avvio della procedura per la candidatura al riconoscimento Unesco. I reperti, che riguardano la flora, la fauna, la terracotta, la pietra (tra cui una macina ben conservata), confermano la presenza dell’uomo tra il Neolitico e l’età del bronzo.

«L'archeologia è un campo affascinante e il lavoro degli archeologi è di fondamentale importanza per la conservazione e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Questi resti forniscono preziose informazioni sulla vita quotidiana, sull’economia e sulla cultura dei nostri antenati gettando nuova luce su aspetti meno noti delle comunità che abitavano la nostra regione nel corso dei secoli. Le scoperte archeologiche nei laghi della vallata di Treviso rappresentano un patrimonio culturale di grande valore, che richiede attenzione, conservazione e studio continuo da parte degli esperti. Non possiamo che sostenere le iniziative dirette a candidare il sito palafitticolo di Revine e Tarzo a patrimonio Unesco».

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