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Cardiopatia nei giovani sportivi, Treviso diventa centro di riferimento regionale

Prestigioso riconoscimento per l'unità di Medicina dello sport nell'Ulss 2. Sabato 17 giugno i più importanti specialisti del settore a convegno al Ca' Foncello. Il dottor Patrizio Sarto: «Nella Marca una media di 4 casi ogni mille, oltre 50 i giovani presi in carico»

L'unità operativa di Medicina dello sport dell’Ulss 2, diretta dal dottor Patrizio Sarto, grazie all’esperienza maturata negli ultimi dieci anni con l’attività dedicata al monitoraggio di giovani atleti cui vengono diagnosticate gravi patologie cardiovascolari, è stata nominata Centro di riferimento regionale per lo sport nei giovani con cardiopatia.

Il centro, che propone un percorso unico ad oggi in tutta Italia, ha la sua sede principale alla Madonnina di Treviso dove opera in simbiosi un team di medici, psicologi e operatori sanitari, ma può contare anche su una fitta rete provinciale di ambulatori (Motta di Livenza, Vittorio Veneto e Pieve di Soligo per citarne solo alcuni). Il tema del fare squadra è stato alla base del prestigioso riconoscimento ottenuto dall'unità di Medicina dello sport, divenuta negli un vero e proprio punto di riferimento per i giovani atleti in provincia di Treviso. Ad oggi sono tra i 50 e i 60 i ragazzi presi in carico, altrettanti quelli in lista d'attesa. Si tratta di atleti dai 10 anni in su, l'età media si aggira intorno ai 17 anni. La vera rivoluzione del centro dell'Ulss 2 è stata quella di coinvolgere non solo i ragazzi ma anche i loro genitori, formandoli per aiutarli a capire come possono aiutare i loro figli. Quattro i corsi di formazione attivati negli ultimi mesi per 60 famiglie della provincia con figli cardiopatici. Malattie, spesso genetiche ed eriditarie, che colpiscono in media 4 giovani su mille in provincia di Treviso. La difficoltà sta nell'individuare queste patologie dal momento che, nella maggior parte dei casi, i piccoli atleti non presentano nessun sintomo. La scoperta della cardiopatia attraverso gli appositi esami di controllo concordati con le varie associazioni sportive permette così di prevenire possibili attacchi cardiaci dovuti all'attività sportiva, avviando di pari passo un percorso di controllo che porta gli specialisti dell'Ulss 2 a dire al ragazzino e ai suoi genitori quali sport e attività può praticare in sicurezza. Un progetto che coinvolge direttamente anche il Suem 118 che inserisce nel suo registro elettronico i nomi e i dati dei giovani cardiopatici presi in cura dal Centro di Medicina dello sport in modo che, se dovessero aver bisogno di soccorso, il personale sanitario sa già come intervenire nel migliore dei modi riducendo al minimo i tragici effetti di un possibile attacco cardiaco.

Il convegno

Per approfondire quanto realizzato dal Centro regionale per lo sport nei giovani con cardiopatia e quanto in programma per il prossimo futuro, l'Ulss 2 ha organizzato, sabato 17 giugno presso l’ospedale di Treviso dalle 8.30 alle 11.45, un convegno divulgativo dal titolo: "Lo sport nei giovani cardiopatici: perché, come e quando". La mattinata di confronto verterà su temi come il Registro Veneto delle morti improvvise, l’importanza della catena del soccorso, le emozioni dei giovani dopo la diagnosi di cardiopatia. Ci sarà anche la possibilità di ascoltare testimonianze di pazienti. L'incontro informativo è aperto a tutti i cittadini interessati, in particolare a genitori con figli iscritti ad associazioni sportive locali. Interverranno alcuni dei maggiori esperti del settore come la dottoressa Cristina Basso, direttrice dell'Unità operativa complessa di patologia cardiovascolare all'Università di Padova, e il dottor Giovanni di Salvo, direttore dell'Unità di Cardiologia Pediatrica sempre all'Università di Padova. L'ingresso è gratuito.

I commenti

«Ringrazio la Regione e i nostri specialisti per questo importante risultato che ci onora: partiti anni fa in sordina hanno conquistato sul campo autorevolezza a livello nazionale con un’attività decennale. A febbraio l’équipe del dr Sarto ha pubblicato su una delle riviste cardiologiche più importanti al mondo, European Herat Journal, i dati del proprio lavoro: in dieci anni sono stati valutati più di 22mila atleti per 65mila volte e sono state diagnosticate 69 patologie a rischio di arresto cardiaco. Ora siamo ben lieti, alla luce anche di questo riconoscimento, di mettere a disposizione ulteriori risorse per i ragazzi e le loro famiglie - le parole del direttore generale, Francesco Benazzi -. L’esperienza dell’équipe in questi anni ha permesso di realizzare un percorso di presa in carico clinica, psicologica e sportiva, unico in Italia, che vede coinvolti specialisti di varie discipline: medici dello sport, cardiologi, psicologi, laureati in scienze motorie e personale infermieristico. Questo innovativo percorso di presa in carico del giovane cardiopatico è frutto della collaborazione con il Dipartimento cardiovascolare, il Suem 118 e il Servizio di Psicologia Ospedaliera: ad oggi sono più di 50 i ragazzi con età media attorno ai 16 anni seguiti dal Centro e altrettanti sono in attesa di essere presi in carico».

«Quando un giovane riceve la diagnosi di cardiopatia e per questo viene escluso dal mondo sportivo - spiega il dottor Patrizio Sarto - c’è il possibile rischio che si esponga, da un lato all’adozione di stili di vita sedentari con conseguenze negative sullo sviluppo psicofisico causato anche dallo stato di fragilità psicologica secondario alla diagnosi, dall’altro alla negazione della patologia diagnosticata con prosecuzione dello sport in autogestione con possibili rischi, anche gravi, per la salute. Al fine di aiutare questi giovani pazienti e le loro famiglie è fondamentale che essi raggiungano uno stato di consapevolezza della diagnosi che permetta di cambiare comportamenti e stile di vita. Per questo viene fornita dall’équipe del Centro un’indicazione personalizzata sul tipo di esercizio fisico e sport da poter svolgere in sicurezza, mettendo in pratica quanto appreso durante il percorso di supporto».

«Per i giovani cardiopatici seguiti dal Centro della Medicina dello Sport con questo percorso innovativo è stato attivato anche il coinvolgimento delle loro famiglie - conclude la dottoressa Marialuisa Ferramosca, direttore Suem118 -. Gli operatori del 118 stanno provvedendo a formare i familiari a saper riconoscere l'arresto cardiaco, spiegando loro le modalità con cui attivare il 118, praticare le compressioni toraciche e utilizzare il defibrillatore. Sono già stati effettuati quattro corsi che hanno permesso di formare in tal senso circa 60 familiari. Inoltre conoscere i ragazzi seguiti dal Centro ci permette di inserire nel gestionale dell’emergenza una specifica annotazione così, in caso di chiamata, si è preventivamente a conoscenza della situazione clinica del paziente che stiamo andando a soccorrere. Lavorare in sinergia tra Unità operative è il grande punto di forza della nostra Ulss. Solo così si raggiungono questi risultati».

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