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Cronaca Conegliano

Accoltellò la madre "guidato" dalle voci, il killer non può ancora stare a giudizio

Nella mattina di oggi 7 dicembre si è tenuta l'udienza in cui è stato verificato che Ippolito Zandegiacomo, l'uomo che il 24 ottobre del 2023 assassinò orribilmente la mamma Maria Luisa Bazzo di 87 anni, non può partecipare al processo. La sua furia omicida avrebbe potuto rivolgersi anche sulla donna che lo aveva denunciato per stalking

«Lei è innamorata di te, ti vuole sposare». Nella testa di Ippolito Zandegiacomo, il 57enne che nell'ottobre del 2022 uccise in un appartamento a Parè di Conegliano, la madre Maria Luisa Bazzo di 87 anni, orribilmente assassinata a coltellate, una voce gli "parlava" dell'interessamento che avrebbe suscitato in una donna. Lei è una vecchia fiamma di Zandegiacomo, una collega di lavoro per cui l'uomo si era preso una sbandata molti anni addietro. Nei suoi vaneggiamenti psicotici era diventata la sua fidanzata e convintosi che ricambiasse il sentimento aveva cominciato a perseguitarla. Se non avesse diretto la furia omicida sulla mamma avrebbe potuto diventare lei l'oggetto della violenza che improvvisamente si è sprigionata nell'uomo che la mattina del 24 ottobre di un anno fa, sempre "prendendo ordini" dalle voci, ha praticamente staccato con un coltello la testa e le mani alla 87enne e poi ha massacrato il gatto di casa.

Oggi 7 dicembre Zandegiacomo si è presentato in tribunale per l'udienza in cui, a un anno dai fatti, si dovevano verificare le sue condizioni e soprattutto valutare se possa stare validamente a processo. Otto mesi dopo il suo ricovero nel Rems di Nogara, in provincia di Verona, dove è sottoposto a una misura di sicurezza data la sua pericolosità sociale il 57enne non ha ancora recuperato la capacità di stare a giudizio. La cura a cui è sottoposto ha dato prodotto dei lievi miglioramenti ma sembra sentire ancora le voci. Sarà nuovamente esaminato fra sei mesi.

Ippolito Zandegiacomo aveva parlato delle sue fantasie relativamente alla donna di cui si sarebbe innamorato anche ad un suo conoscente. «Devo andare a Padova a pregare al Santo - avrebbe detto - spero che lei possa restare incinta». Ma quella relazione era il frutto della sua malattia mentale. La donna che lo aveva denunciato aveva detto che lui si presentava spesso, senza un apparente motivo valido, sul posto di lavoro. Stava lì, cercava di incontrarla e di parlarle, la fissava quando usciva. «Non ha mai avuto un comportamento violento - aveva raccontato lei - ma quegli atteggiamenti mi facevano molta paura».

Un comportamento che, secondo i periti che lo avevano esaminato, era tipico di un soggetto in preda ad un “delirio florido di carattere erotomane”, in cui  la persona crede che l'altro sia innamorato di loro. Una realtà fittizia che però avrebbe potuto portare anche a uno sviluppo tragico.

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