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Cronaca Conegliano

Delitto di Conegliano, Lorenzon può rimanere in carcere

Presentata oggi, 22 novembre, la relazione sull'incidente probatorio che aveva come oggetto le condizioni di salute dell'ex marito di Margherita Ceschin, uccisa il 24 giugno a scorso a Conegliano. La situazione del 79enne, che ha problemi di cuore e renali, sarebbe compatibile con la detenzione. La difesa si riserva di produrre una contro relazione

Il regime carcerario è compatibile con le condizioni di salute. Questo è il responso dato da Gianni Barbuti, il medico legale che ha effettuato la perizia medica - in incidente probatorio - su Enzo Lorenzon, il 79enne marito di Margherita Ceschin, ritenuto il mandante dell'uccisione dell'anziana avvenuto nello scorso giugno all'interno della sua casa casa di via XXVIII Aprile a Conegliano.

Lorenzon, detenuto nel carcere di Treviso come il 38enne Sergio Luciano Lorenzo e il 41enne Juan Maria Guzman (il primo considerato dagli inquirenti come uno degli esecutori materiali dell'omicidio e il secondo invece accusato di essere stato un mediatore rispetto agli altri due esecutori materiali dell'omicidio, di cui uno sarebbe il fratello di Lorenzo) aveva chiesto, tramite l'avvocato Fabio Crea che è il suo difensore, un visita in ragione delle precarie condizioni di salute: soffre infatti di uno scompenso cardiaco e avrebbe dei gravi problemi renali. Barbuti, che aveva ricevuto l'incarico il 18 settembre scorso, ha presentato oggi, 22 novembre, la relazione conclusiva secondo cui all'uomo non sarebbe preclusa la detenzione.

«Il perito ha concluso per una sostanziale compatibilità carceraria - ha detto l'avvocato Crea - anche se nel corso dell'esame sono stati rilevati alcuni aspetti se non di criticità almeno di attenzione che meritano a mio parere di essere attentamente valutate dal gip. Le sue condizioni mediche rendono di fatto la sua permanenza in penitenziario se non incompatibile quanto meno pericolosa in un ottica di aggravamento del suo stato. Presenteremo una contro relazione medica riproponendo al gip tutti i nostri dubbi».

La carcerazione di Lorenzon era stata confermata dal Riesame. Nell'ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Marco Biagetti apparirebbero evidenti le prove a carico del 79enne, tra cui alcune telefonate intercettate dagli investigatori. In particolare una, il 29 giugno (cinque giorni dopo la morte della Ceschin) in cui avrebbe detto di aver parlato con l'avvocato, aggiungendo: «Vietato parlare al telefono...indagati». La sua posizione è divenuta più complicata dal fatto che una donna, che dice di aver avuto una relazione con Lorenzon, si era presentata ai carabinieri e aveva rilasciato delle dichiarazioni secondo cui l'uomo, ancora nel 2017 - quando cioè Margherita gli notifica le carte della separazione giudiziale proposta nei suoi confronti - le avrebbe chiesto se conosceva delle persone della malavita disposte, dietro al pagamento di circa 10 mila euro, a darle una "lezione". O addirittura ad un ucciderla. L'acrimonia di Lorenzon verso la Ceschin troverebbe conferma anche in numerose denunce che i due si scambiano, tra cui una, presentata per minaccia, in cui il 79enne avrebbe detto alla vittima di volerle «tagliare la gola» per farla stare zitta.

Il Riesame aveva invece rimesso in libertà Dileyisi Lorenzo Guzman (difesa dall'avvocato Giuseppe Pio Romano), "compagna" di Lorenzon. Secondo il Tribunale della Libertà non avrebbe fornito "contributo causale" nelle ideazione e nella programmazione del delitto. E a confermarlo vi sarebbe, secondo i giudici veneziani, il fatto che la donna, pur essendo a conoscenza dell'omicidio (a fatti però già avvenuti) e ben sapendo chi fossero i responsabili, non figurerebbe tra coloro che, quattro giorni prima che la Ceschin venisse uccisa, si incontrano a Breda di Piave per definire i dettagli dell'agguato mortale.

A carico di Dileysi Lorenzo Guzman vi sarebbero, sempre secondo i giudici veneziani, argomentazioni solo suggestive, come quella della sua convivenza con Lorenzon, che fa presumere un interesse diretto di tipo economico a preservare il patrimonio del compagno messo in pericolo dalle pretese della Ceschin in fase di divorzio. Il Riesame scrive che, così come emergerebbe dagli atti, a carico di Dileysi sia eventualmente riconducibile soltanto il reato di favoreggiamento personale.

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