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Cronaca Conegliano

A Conegliano 9.154 anni di storia d'impresa: ecco tutti i segreti

Riunite venerdì presso Keyline alcune delle imprese storiche ancora leader del mercato perché capaci di coniugare memoria e innovazione

CONEGLIANO I brand ultracentenari del ‘Made in Italy’, aderenti all’Unione imprese storiche italiane (Uisi), si sono dati appuntamento venerdì a Conegliano. Ad ospitare i rappresentanti delle 40 aziende associate che assieme costituiscono 9.154 anni di storia, Keyline S.p.A., impresa che dal 1770 produce chiavi e duplicatrici.

Motivo dell’incontro, come ha spiegato in apertura il presidente Eugenio Alphandery: la presentazione della ricerca curata dal dipartimento di Economia aziendale dell’Università di Verona sul tema della longevità d’impresa. Si tratta in buona parte di piccole e medie imprese famigliari in cui la proprietà coincide con il management. Il loro è un processo per la maggioranza di tipo artigianale.  Oltre il 53% delle 27 imprese storiche intervistate, alcune anche del Veneto, ha registrato negli ultimi 5 anni una crescita di fatturato. “Sono imprenditori – ha spiegato il prof. Claudio Baccarani, ordinario di economia aziendale all’Università di Verona – che amano il prodotto che fanno, sanno coniugare il bello all’utile, sentono il senso di responsabilità sociale e collocano al primo posto la centralità della risorsa umana”. La tradizione come la cultura – per usare un’espressione di Franco Torrini storico dell’Uisi - sono vissute come additivi al carburante necessario per stare in modo competitivo sui mercati internazionali.  

Longevità, memoria e competitività d’impresa sono stati poi oggetto di un confronto tra alcuni rappresentanti di aziende storiche: Mariacristina Gribaudi di Keyline - Gruppo Bianchi 1770, Jacopo Poli, Poli Distillerie 1898, Enrico Chiavacci, Marchesi Antinori 1385 e Roberto Papetti, direttore del Gazzettino 1887. Tutti hanno ribadito l’importanza di sentirsi espressione di un territorio in cui l’impresa ha scelto di continuare a rimanere con i suoi siti produttivi (nessuna delocalizzazione quindi) e a cui dare particolare risalto (il caso del Gazzettino, quotidiano ‘di vicinanza’ alla gente, come ha ricordato il direttore)

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