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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Villorba

Omicidio di Fontane, fissato a fine settembre il processo d'Appello

Davanti ai giudici di secondo grado compariranno Florin Stingaciu, 27enne romeno condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio volontario di Igor Ojovanu e Rubin Xhika, il 28enne albanese condannato a 10 anni per il tentato omicidio

E' stato fissato a fine settembre  il processo d'appello  a Florin Stingaciu, 27enne romeno, condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio volontario aggravato dai futili motivi di Igor Ojovanu e il tentato omicidio di Stefan Lungu, e a Rubin Xhika, 28 albanese che il gup Gianluigi Zulian  ha condannato a 10 anni per il tentato omicidio di Ion Bagrin e le lesioni ai danni di Stefan Bagrin e Valentin Jereghei ma assolto dal concorso morale in omicidio e per il tentato omicidio a Stefan Lungu. Entrambi sono stati giudicati in abbreviato.

Il 20enne di origine moldava morì per un fendente  alla schiena la sera del 30 settembre 2018 a Fontane. Secondo la ricostruzione che emerge dalle indagini quella sera  Ojovanu era in compagnia di alcuni amici, anche loro di origine moldava, con cui stava festeggiando un addio al celibato. Erano tornati da una grigliata quando sotto casa della compagna di Stingaciu si accese un violento diverbio tra i giovani e il romeno, affacciatosi alla finestra e che pare si fosse lamentato per il baccano. Volano parole grosse e anche minacce fino a quando Stingaciu e Xhika  scendono in strada per saldare i conti. Tutti e due avrebbero avuto in mano un coltello. Igor e gli amici fuggono via e allora i due uomini avrebbero accennato a tornare verso l'ingresso del condominio; poi però alcuni dei giovani moldavi ritornano verso la palazzina e a quel punto il 27enne e il 28enne sarebbero scattati contro di loro.

«Non fu la mano di Florin Stingaciu a infliggere la coltellata che uccise Igor Ojovanu, il 20enne di origini moldave freddato con un colpo alle spalle». Questo sostengono nell'appello gli avvocati Giorgio Pietramala e Mauro Serpico, difensori del romeno 37enne. «Il gup - si legge nell'appello - si è limitato a una pedissequa ricostruzione dei fatti, secondo rapporti e verbali resi da alcuni dei protagonisti dei fatti criminosi, limitandosi a richiamarsi a quanto in essi riportato e senza operare un'autonoma valutazione e analisi degli elementi di prova ritenuti fondamentali per giungere alla formazione di penale responsabilità.

«Il Giudice di primo grado - sostengono Serpico e Pietramala - ha dato per scontato la veridicità di quanto sostenuto dai vari testimoni senza tenere conto ad esempio delle contraddizioni esistenti tra le medesime, della concitazione e della brevissima durata dei momenti, dell'evidente interesse dei dichiaranti tutti amici delle parti offese oltre che della circostanza che nessuno, a parte Ojovanu Petru, ha mai sostenuto di aver visto Stingaciu sferrare il fendente mortale». «Sulla testimonianza di Petru Ojovanu - scrivono i legali nell'appello - la sentenza non spende neppure una parola né per valutarne la credibilità, né per valutare ulteriori ed eventuali circostanze, ricordate dalla difesa, che avrebbero potuto minarne la credibilità: cioè che il teste, che dopo aver detto di non essere in grado di riconoscere l'autore dell'omicidio, dopo un anno invece lo riconosce. Anche in relazione alla posizione del coimputato Xhika Rubin, la sentenza non dà esaurienti spiegazioni sui motivi per cui il predetto, che per sua stessa ammissione era sceso dall'abitazione impugnando un coltello e sferrando colpi all'impazzata, sia stato ritenuto estraneo al mortale ferimento di Ojovanu, a differenza invece dell'imputato Stingaciu».

«Non si vuole dire che quei ragazzi avevano bevuto molto - è  la tesi della di Alessandra Nava, legale di Xhika -  Ojovanu aveva un tasso alcolemico di 1,45. E si dice anche che non avessero con loro dei coltelli: erano appena stati a fare una grigliata, con che cosa hanno tagliato la carne?». Per la Nava la morte di Ojovanu non fu una aggressione ma il tragico epilogo di una rissa e in ogni caso Xhika non avrebbe potuto essere complice di un accoltellamento « perché era a terra stordito dopo aver sbattuto la testa, ferita per la quale nelle ore successive all'omicidio si era recato al pronto soccorso del Ca'Foncello».

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