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Cronaca Zero Branco

Tentata estorsione ai danni di una ditta trevigiana: tre giovani denunciati

I carabinieri di Zero Branco hanno fermato due 22enni ed un 19enne padovani accusati di aver minacciato il titolare e i dipendenti di una carpenteria per farsi consegnare ferro e altri materiali

I carabinieri di Zero Branco hanno denunciato in stato di libertà, per il reato di tentata estorsione in concorso, due 22enni ed un 19enne residenti in provincia di Padova, tutti con precedenti di polizia.

In diverse occasioni i tre si erano presentati presso una ditta di Quinto di Treviso, specializzata nel settore della carpenteria metallica, minacciando il titolare ed un suo dipendente per farsi consegnare ingenti quantitativi di materiale stoccato in attesa di essere regolarmente rivenduto alle ditte del settore del riciclo del ferro. Tutto ha avuto inizio alcuni mesi fa quando il titolare era stato minacciato dai tre giovani, arrivati a bordo di un furgone pronto per il carico: se l'imprenditore non avesse consegnato subito il ferro i tre criminali sarebbero tornati a rubarglielo la notte seguente, quando la ditta era chiusa. Ai primi di maggio il terzetto si è ripresentato insistendo per la consegna del materiale. Di fronte alle pesanti intimidazioni dei tre il titolare ha ceduto consendogli di prendere gratuitamente circa 8 quintali di ferro, per un valore complessivo di 200 euro. Dopo qualche giorno i malfattori sono tornati alla carica minacciando nuovamente il titolare che, tuttavia, non ha ceduto alle loro pressioni, riuscendo ad allontanarli. Infine, a metà luglio, due dei tre individui si sono ripresentati nuovamente con aria minacciosa chiedendo ancora una volta del materiale e desistendo solo quando il titolare ha detto loro che avrebbe chiamato i carabinieri. Anche un dipendente della carpenteria che aveva dato manforte al titolare affinché non cedesse alle richieste dei tre giovani, è stato raggiunto (i tre mimavano con le dita il segno di una pistola puntata verso di lui) e minacciato di pesanti ritorsioni ("ti facciamo a pezzi"). Grazie ai riscontri acquisiti sul campo e ad altre testimonianze raccolte, i militari dell’Arma sono riusciti a identificare gli autori del reato e a denunciarli all'autorità giudiziaria.

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