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Cronaca Fregona

Non pagano il pedaggio autostradale per oltre novanta volte, assolte suocera e nuora

Non c'è certezza su chi fosse al volante durante i passaggi "a scrocco" fatti, tra l'ottobre del 2016 e il maggio del 2017, nel tratto autostradale che va da Vittorio Veneto e Treviso. E così le due donne, una 79enne e una 41enne entrambe di Fregona, sono state prosciolte

«Quella macchina la usava anche mio figlio». E' apparentemente bastato il dubbio su chi fosse effettivamente alla guida del veicolo durante quei tragitti "portoghesi" lungo l'autostrada da Vittorio Veneto porta a Treviso, per far arrivare il giudice Umberto Donà ad una sentenza di assoluzione, per quanto con la formula dubitativa. Così S.B., una 41enne di Fregona, difesa dall'avvocato Alessandra Nava, e L.V., una 79enne dello stesso comune (difesa dall'avvocato Michela Nasato) sono state prosciolte dall'accusa di insolvenza fraudolenta.

Secondo le indagini della Procura di Treviso le due donne, intestatarie di una utilitaria,  tra il 7 ottobre del 2016 e il 3 maggio del 2017 avrebbero viaggiato scroccando i pedaggi autostradali per oltre 90 volte, accumulando un importo di 6.783 euro in ticket non pagati. Ma la macchina, che è stata in seguito sequestrata, sarebbe stata in uso soltanto alla più giovane, che quindi sarebbe stata l'autrice dei passaggi rilevati dalla società Autostrade per l'Italia. 

Secondo l'accusa avrebbero utilizzato uno stratagemma per non pagare i pedaggi, consistito del mettersi immediatamente dietro una vettura di dotata di via card o telepass oppure premendo l'apposito pulsante, presente in tutti i  caselli d'uscita, che segnala ad un operatore problemi da parte dell'automobilista. Ma non avrebbero mai saldato l'importo dovuto, che può essere pagato direttamente sul sito di Autostrade per l'Italia.

Così l'utilitaria era stata sequestrata ad entrambe, nello stupore dell'anziana. «Io quella macchina la usavo molto di rado - aveva detto - era mia nuora che la prendeva regolarmente per andare al lavoro». Ed era infatti S.B. che avrebbe utilizzato di più il mezzo, come confermato da alcuni verbali elevati dalle forze dell'ordine che l'avevano fermata nel corso di controlli. La 41enne, che era convivente con il figlio di L.V. ed è  attualmente in un comunità di recupero per persone con problemi di tossicodipendenza , aveva peraltro un precedente specifico: era stata condannata per gli stessi fatti, avvenuti qualche mese prima, realizzati con una automobile che risultava di sua proprietà.

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