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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Montebelluna

Spende quasi 3mila euro al mese in scommesse, i numeri del gioco

L'Usl 8 ha presentato venerdì mattina i dati relativi al gioco d'azzardo. Ci sarebbe un grande aumento di giocatori online

MONTEBELLUNA - Ha 45 anni, è sposato ed è tornato a chiedere aiuto al Serat dell’Ulss 8 per poter tenere sotto controllo il suo problema con il gioco d’azzardo. Già nel 2002 si era rivolto agli operatori del Serat: all’epoca era arrivato a spendere in scommesse tra i 2400 ed i 2700 euro al mese. Aveva sostenuto un trattamento terapeutico di due anni ma da qualche tempo è tornato a chiedere aiuto, non tanto per smettere di giocare, ma per tenere sotto controllo il suo comportamento a rischio. Gestice invece una tabaccheria il giovane, poco più che ventenne che, credendo di aver sviluppato un modello per il calcolo dei numeri estratti al gioco del Lotto, è passato a spendere in soli sei mesi da 100 euro a 2000 euro per ciascuna puntata. E’ giunto ai servizi dell’Ulss 8 qualche mese fa, accompagnato dai genitori. Sta seguendo un percorso terapeutico e attualmente non sta più scommettendo.Sono solo due esempi dei tanti casi seguiti dal Dipartimento per le dipendenze di Castelfranco Veneto diretto dal dottor Graziano Bellio in collaborazione, per l’ambito del gioco d’azzardo, con la dottoressa Amelia Fiorin

I casi presentati appartengono a due dei tre profili più frequenti tra chi ha problemi di dipendenza di gioco d’azzardo. Un primo profilo è quello del giovane intorno ai vent’anni che in genere gioco alla videolotteria online o da smartphone. L’evoluzione della dipendenza è molto rapida, in genere pochi mesi, tanto che mediamente arriva a spendere in 8 mesi fino ai 30mila euro. Il secondo profilo riguarda l’uomo adulto trai 35 ed i 45 anni. In questo caso l’evoluzione della dipendenza è più graduale - grazie anche, in genere, alla presenza di una rete familiare - ma porta, nei casi più gravi, fino a spendere 1000 euro alla settimana in scommesse. Infine il profilo femminile. Le donne tendono ad avere problemi con il gioco d’azzardo in età più avanzata - tra i 45 ed i 50 anni - in corrispondenza di quella che viene definita come la “sindrome del nido vuoto” che insorge quando i figli, ormai adulti, lasciano la casa della famiglia di origine. Spesso è in questo momento che le donne - influenzate dalla frequentazione amicale in luoghi in cui l’accesso ai giochi è più semplice (bar, tabaccherie) - iniziano ad abusare con le scommesse e con i “gratta e vinci” in particolare.

Questi profili sono stati presentati venerdì mattina nel corso del emissario organizzato a Montebelluna dal Dipartimento per le dipendenze dell’Ulss 8 assieme ad Alea - Associazione per lo studio del gioco d'azzardo e dei comportamenti a rischio, durante il quale sono intervenuti molti relatori provenienti da tutta Italia. Sono state presentate molteplici esperienze di intervento e valutazione dei programmi svolti sia in ambito pubblico che privato, sia in regime residenziale che ambulatoriale.  Il Dipartimento per le dipendenze dell’Ulss 8 da anni è impegnato nel seguire i pazienti con problemi legati al gioco d’azzardo. Nel 2013 i pazienti seguiti sono stati 127 e, seppur il numero non sia aumentato rispetto all’anno precedente, si tratta di una forma di dipendenza molto diffusa che - in termini numerici - ha superato anche chi soffre di tossicodipendenza da cocaina. “Nel 2012 - spiega la dottoressa Fiorin - avevamo seguito oltre 160 pazienti. Nel 2013 il numero è scendo a 127 non tanto perché la patologia sia diminuita ma perché, grazie al progetto provinciale Gap-Net di cui l’Ulss 8 era capofila, sono stati attivati altri ambulatori per il trattamento del gioco d’azzardo nell’Ulss 7 di Pieve di Soligo e nell’Ulss 9 di Treviso che ora possono prendere direttamente in carico le persone residenti nelle loro aree di competenza”.

Le persone che arrivano ai servizi, però, rappresentano solamente la punta dell’iceberg di un problema molto più vasto; si calcola, infatti, che essi rappresentino solo il 10% della popolazione dipendente, mentre il 90% circa rimanga “sommerso”. “Due sono i fattori che negli ultimi anni - prosegue la dottoressa Fiorin - hanno contribuito alla diffusione della patologia. Il periodo di crisi economica che ha messo in ginocchio molte persone che, nella fragilità, hanno intravisto nel gioco d’azzardo una possibile soluzione ai propri problemi finanziari, ma anche la continua diffusione di luoghi che offrono alle persone la possibilità di avvicinarsi al gioco facilitandone e favorendone l’accessibilità”.

Data la portata del fenomeno risulta fondamentale riconoscere le “spie” che segnalano la dipendenza. “I campanelli d’allarme più comuni - sottolinea la dottoressa Fiorin - riguardano i comportamenti quali una passione per il controllo del conto corrente, le risposte evasive rispetto alle disponibilità finanziarie o alle spese e, più in generale, ad una relazione dissociata rispetto al resto della famiglia. Per questo, se qualcuno in famiglia dovesse notare una di queste spie invitiamo a contattare il Serat dell’Ulss 8 (0423 732736)”. 

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