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LA STRAGE DI GORGO / Gorgo al Monticano / Via Sant'Antonino

Lo schianto, la chiamata ai soccorsi e la fuga: la Procura indaga anche per omissione di soccorso

Il pubblico ministero Gabriella Cama si appresta ad aprire un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di omicidio stradale nei confronti di Mikele Tatani, il 19enne alla guida della Bmw schiantatasi contro un albero e del 18enne conducente della Polo che non si sarebbe fermato a prestare i primi soccorsi

Gli amici erano intrappolati nelle lamiere della Bmw schiantata contro un albero a bordo strada. Loro invece, dopo aver chiamato soccorsi, si sarebbero dati alla fuga. E' un "giallo" la motivazione che ha spinto i giovani all'interno della Polo, che sarebbe stata superata a folle velocità dalla Bmw 420 alla cui guida c'era Mikele Tatani e in cui hanno trovato la morte Eralda Spahillari, una 19enne di origini albanesi e Barbara Brotto, 17enne di Rustignè di Oderzo (il quarto passeggero, Daniel Castelli, 18 anni di Motta di Livenza, è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico al nosocomio di Mestre e le sue condizioni vengono definite dai sanitari in netto miglioramento) ad andarsene dalla scena del tragico incidente, accaduto sabato notte a Gorgo al Monticano, lungo via Sant'Antonino, la strada che collega Motta di Livenza con il piccolo comune. Forse, ma di fatto si tratta solo di una ipotesi, il guidatore - un 18enne - aveva bevuto e sapeva di essere oltre il limite. Così, dopo aver chiamato il Suem 118 e lanciato l'allarme, sarebbe fuggito insieme agli altri.

Le circostanza della sua identificazione, avvenuta molto tempo dopo il sinistro, è stata confermata dal Procuratore della Repubblica di Treviso Marco Martani: «Sui due guidatori - ha spiegato - è stato condotto il test per la guida in stato di ebbrezza e l'assunzione di droghe. Ma sull'esame alcolometrico fatto al guidatore della Polo pesano però molti dubbi dato che è stato effettuato svariate ore dopo lo schianto». Ora su chi si trovava a bordo della Polo pesa la possibilità che il sostituto procuratore Gabriella Cama, che ha aperto un fascicolo iscrivendo i nomi dei conducenti della due auto con l'ipotesi di reato di duplice omicidio stradale, decida di accusarli anche di omissione di soccorso. Si sa che che la Volkswagen non era presente quando sul posto sono arrivati i soccorsi. Secondo la testimonianza di una residente, uscita di casa per il forte botto, i quattro si sarebbero inizialmente fermati e avrebbero anche chiamato per nome i passeggeri e il conducente della Bmw ma sarebbero ripartiti subito dopo.

Secondo una prima ricostruzione - i carabinieri di Conegliano, intervenuti sul posto, hanno ascoltato anche chi era dentro la Polo (tre ragazzi e una ragazza) - la Bmw avrebbe sorpassato l'altra auto e l'avrebbe fatto ad una velocità di almeno 140 chilometri all'ora, ovvero ad almeno 90 chilometri oltre il limite, che in via Sant'Antonino è di 50. Una bravata che però è costata cara a Mikele Tatani, che si era fatto prestare l'auto dal padre. Forse l'inesperienza, condita con la velocità, avrebbero fatto sì che la vettura toccasse la Polo, come confermato dai segni lasciati sul fianco sinistra della Volkswagen e dal fatto che questa avesse lo specchietto rotto, e perdesse aderenza finendo fuori dalla carreggiata. Lungo la strada non sono presenti telecamere di sorveglianza: gli inquirenti stanno sentendo i testimoni del tragico schianto e sono alla ricerca delle immagini riprese da eventuali videocamere di sicurezza installate nella abitazioni a bordo strada che potrebbero avere ripreso gli istanti in cui è avvenuto l'incidente.

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