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Cronaca Riese Pio X

Il giallo sulla paternità del figlio che Vanessa portava in grembo, la verità dall'autopsia

La 26enne, uccisa in casa sua lo scorso 19 dicembre, era incinta da due mesi. La Procura ha disposto, oltre all'esame autoptico, un test per verificare di chi fosse quel bambino, se del compagno della donna uccisa o addirittura del suo presunto killer

La loro storia clandestina era iniziata nel 2021 e non del 2022 come era stato detto in precedenza. Bujar Fandj, il 40enne finito in carcere per l'omicidio di Vanessa Ballan, avvenuto la mattina del 19 dicembre presso la casa della donna a Spineda, frazione del comune di Riese Pio X, voleva farsi una famiglia con lei. A confermarlo ci sarebbero non solo le sue richieste insistenti affinché la 26enne lasciasse il compagno e andasse a vivere con lui a San Vito di Altivole: quella relazione sarebbe stata vissuta dall'imprenditore kosovaro come una "cosa seria" tanto che alcune persone che lo frequentavano per lavoro (è titolare di una ditta artigiana di tinteggiature) sostengono che fosse «depresso e di cattivo umore da quando le cose non andavano con quella ragazza».

Nel periodo successivo a quando la giovane gli aveva comunicato l'intenzione di interrompere la loro storia, soprattutto nel periodo a cavallo della denuncia per stalking che la Ballan ha sporto contro di lui (è il 27 ottobre), Bunjar e Vanessa avevano avuto altri incontri. Che spesso sarebbero sfociati in rapporti sessuali. Lo aveva raccontato lei stessa nella querela: lui avrebbe utilizzato dei video "hot" che li riprendevano insieme per estorcerle quegli appuntamenti. Così il sostituto procuratore Michele Permunian, nel disporre l'autopsia sul corpo della vittima, picchiata al volto e poi pugnalata con ben sette fendenti al torace, ha deciso che si farà anche un esame del feto che Vanessa portava in grembo da circa due mesi. Quello che il pubblico ministero vuole appurare è chi fosse il padre del bambino: Nicola, il 28enne compagno di Vanessa oppure proprio Bunjar Fandj.

I video incriminati, sempre secondo la querela sporta da Vanessa, erano usati a scopo ricattatorio dal 40enne. Glieli avrebbe mandati annunciando l'intenzione di farli avere al marito. «Verrà fuori un casino - avrebbe detto Fandj - lui lo saprà e tu perderai l'affidamento del bambino». Figlio piccolo che l'imprenditore considerava però come "uno di famiglia": nella sua casa, al momento della perquisizione, sarebbe stata trovata una foto che ritraeva Vanessa, Bunjar e il piccolo tutti insieme e sorridenti nell'abitazione in cui la 26enne viveva con il fidanzato.

Nel corso della scorsa estate Vanessa aveva deciso di rompere con Bunjar. Forse si era accorta degli atteggiamenti di lui, che sarebbe stato geloso e possessivo, o forse era semplicemente stanca ed esasperata per lei sue continua richieste di lasciare il compagno, cosa questa che la donna non avrebbe assolutamente voluto acconsentire. Così è cominciata la compagna persecutoria: l'irruzione dentro casa, la sceneggiata nel supermercato dove Vanessa lavorava come cassiera e un altro episodio, a ridosso dei giorni in cui era stato denunciato: Bunjar avrebbe gettato le monetine di resto contro la donna, dicendole «sei un p...».

Secondo la Procura i fatti del 19 dicembre sarebbero frutto di un gesto premeditato. Ma Bunjar Fandj, dopo il delitto, avrebbe lasciato a casa della vittima la prova regina che ad oggi gli costa l'incriminazione per omicidio volontario pluriaggravato, violazione di domicilio pluriaggravata e porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere: il borsone che tra l'altro conteneva il martello usato per entrare in casa e che nel manico reca il nome della sua ditta. Oltre due coltelli, uno utilizzato per l'omicidio, con un lama di oltre 20 centimetri.

Particolari che un po' stridono con il delitto pianificato nei minimi particolari. Tanto da far dire allo stesso Procuratore della Repubblica Marco Martani che «l'uomo, dopo il fatto, sarebbe stato evidentemente in una condizione di poca lucidità».

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