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Cronaca

Kit miracoloso per rivoluzionare il mondo dell'auto, era un raggiro

Un commerciante trevigiano costretto a denunciare ai carabinieri per truffa un inventore

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

SILEA La sua invenzione, sbandierata nei media, doveva rivoluzionare il mondo dei motori, ma non risulta, almeno finora, che una qualche azienda automobilistica abbia dato avvio a una sperimentazione né, tanto meno, a una commercializzazione. E, quel che è peggio, a chi glielo ha ordinato, questo kit miracoloso non è mai arrivato, tanto da dover sporgere denuncia per truffa presso i carabinieri. Due anni fa, nel gennaio 2016, aveva destato vasta eco su quotidiani, tv, siti d'informazione e agenzie stampa, anche a livello nazionale, la notizia che un giovane ingegnere abruzzese di (allora) soli 28 anni, aveva costruito e brevettato un marchingegno elettronico, denominato K19, che venne subito battezzato dal suo paese di provenienza, “permette a qualsiasi mezzo a motore di percorrere a velocità media 38 km con un litro di carburante (diesel o benzina) e, soprattutto, di raggiungere con un pieno di 50 litri di gasolio e 2 litri di additivo i 1800 km di percorrenza. Il sistema è innocuo (rischio di esplosione e incendi zero, se si prova a dare fuoco all'additivo risulterà non infiammabile, in quanto la base di tutto ciò è acqua) ed è gestito elettronicamente interfacciandosi con la centralina stessa della vettura in modo da leggere e scrivere i parametri in tempo reale e auto-adattarsi al percorso e stile di guida, ottimizzando il più possibile consumi ed emissione gas di scarico”, con ovvi benefici economici e ambientali, risultando anche sensibilmente abbattute le emissioni di CO2. “Il futuro dell'auto è già qui” ebbe a commentare qualcuno. In verità, non mancarono gli scettici e i sospetti fin dalla prima ora che si trattasse di una bufala abilmente architettata, ma molti altri erano ovviamente interessati e ordinarono uno dei suoi kit.

Tra questi anche un trentunenne commerciante di Silea, in provincia di Treviso, che, allettato dalla possibilità di risparmiare, e molto, sui costi di carburante, il 21 aprile 2017 ha contattato l'inventore al cellulare chiedendogli se potesse fornirgli e vendergli il K19 a idrogeno da installare sulla sua Toyota Yaris. Risposta affermativa. I due hanno pattuito la cifra, 800 euro, che l'acquirente lo scorso mese di giugno ha provveduto a bonificare, come da indicazioni ricevute, ma il pacco con il Kit che doveva portargli a casa il corriere non è mai arrivato. Tra i due sono seguiti fitti scambi di telefonate e whatsapp nei quali l'ingegnere chietino ha addotto ogni genere di scusa per la ritardata consegna, persino di essere rimasto vittima di un incidente stradale, offrendosi infine di eseguire un bonifico di reso della somma ricevuta e inviando persino una copia dell'avvenuta operazione, rivelatasi però anche questa un falso: nel suo conto corrente il commerciante trevigiano i soldi non se li è mai trovati accreditati.

A quel punto il trentunenne, dopo aver diffidato per l'ennesima volta anche su Facebook - invano - l'inventore a inviargli la merce o a rendergli il danaro pagato, resosi conto di essere finito nel bel mezzo di un raggiro, ha presentato denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di Silea allegando tutta la documentazione e, attraverso la consulente personale Daniela Vivian, si è rivolto a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, per essere assistito e per cercare di recuperare i suoi soldi dall'ingegnere, che nel frattempo si è reso irreperibile: l'utenza telefonica fornita anche ai carabinieri non esiste più. A parziale consolazione, il commerciante ha presto scoperto che il chietino è sì un genio, ma della truffa in campo motoristico, e di essere in buona compagnia, e non solo per i kit, in tutta Italia e perfino fuori dai confini nazionali. C'è gente che ha preso “fregature” per alcune centinaia se non migliaia di euro per omologazioni (per esempio dei cerchi maggiorati dell'auto) che l'ingegnere aveva dichiarato di essere abilitato a fare, ma risultate poi “farlocche”, per turbine per motori di macchine ordinate ma mai giunte a destinazione, anche qui con la solita “coda” delle mille scuse accampate e delle copie contraffatte di bonifici mai effettuati per restituire le somme indebitamente intascate.

Tra le sue vittime figurerebbe anche un gruppo di amici svizzeri a cui è riuscito a “piazzare” persino alcuni biglietti del Gran Premio di Formula Uno di Monza spacciandosi sui social come persona vicina alla Ferrari: risultato, i giovani hanno prenotato albergo e tutto ma nel circuito non sono mai potuti entrare perché i ticket erano l'ennesimo “pacco”. Studio 3A sta raccogliendo tutte queste denunce per valutare le opportune azioni a tutela dei danneggiati: chiunque sia stato vittima di raggiri simili da parte del sedicente inventore abruzzese può contattare il numero verde dello studio, 800090210.

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