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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Mogliano Veneto

Porta via il figlio in Ungheria, 33enne condannata a un anno e sei mesi

A tre anni di distanza dai fatti, avvenuti nel giugno del 2017, è arrivata la sentenza del Tribunale penale di Treviso, che da ragione al padre. La donna è anche stata sospesa, per tutta la durata della pena, dalla responsabilità genitoriale

Tre anni dopo il giorno in cui gli è stato portato via il figlio è arrivata la sentenza del Tribunale penale di Treviso, che - anche se è il primo round giudiziario - da ragione al padre. La madre, una donna ungherese di 33 anni, accusata di sottrazione di minore, è stata condannata (senza la condizionale) a 1 anno e 6 mesi di reclusione. Per tutta la durata della pena stabilita in primo grado, decisione contro cui comunque l'avvocato Matteo Moretto di Pordenone, uno dei legali che la rappresenta (l'altra è l'avvocato Barbara Vidotti di Treviso) ha preannunciato ricorso in appello, la donna viene inoltre sospesa dalla responsabilità genitoriale. Dovrà inoltre versare una provisionale immediatamente esecutiva di 20 mila euro.

Lui, il bambino che oggi ha quasi 12 anni, è il figlio di imprenditore di Mogliano, specializzato piastrellista. I due genitori si erano conosciuti nel 2010 ed avevano deciso di vivere insieme in Italia. Un giorno, siamo nell'ottobre del 2017, lui torna a casa e trova l'appartamento completamente vuoto. «Apparentemente senza un motivo - racconta l'uomo, difeso dall'avvocato Fabio Crea - lei se ne era andata portando il piccolo con sé». Dal conto corrente familiare mancano inoltre 70 mila euro, prelevati dalla donna il giorno prima, oltre alla macchina, che era stata un regalo di lui.

«E' stata fatta subito una denuncia - spiega l'imprenditore - e per una settimana di lei e soprattutto di mio figlio non ci sono state notizie. Sette giorni dopo dopo mi arriva una mail nella quale mi dice di essere ritornata in Ungheria e di voler riflettere sulla natura del nostro rapporto. Ma poi ha iscritto il figlio a scuola, per quanto non parli una parola della lingua della mamma, falsificando la mia firma».

Allora scatta la denuncia penale e la donna viene rinviata a giudizio a Treviso con l'accusa di sottrazione di minore. Ma soprattutto parte la causa civile per l'affidamento del piccolo, che la donna vuole sia esclusivo. Come risultato, considerata la forte conflittualità esistente fra i genitori, il piccolo viene affidato ai servizi sociali di Mogliano e collocato presso la madre in Ungheria.

Della mamma i servizi del Comune però non sanno nulla, né come viva nè con chi. Si sa soltanto che si è trasferita in un città sulle sponde del lago Balaton. Ma gli assistenti sociali, invece, sanno tutto del padre e della famiglia d'origine di lui, che viene periodicamente controllata per assicurarsi che il bambino stia in un ambiente positivo quando trascorre del tempo con il papà, cioè 20 giorni nel periodo estivo.

A gennaio 2020 in Italia arriva il Covid 19 e l'imprenditore è costretto a non vedere suo figlio per tre mesi, fino a quando è andato a prenderselo convinto di avere diritto ad un ristoro per il tempo che non ha potuto passare con lui. Ma come un fulmine a ciel sereno arriva la comunicazione dei servizi sociali: la mamma compie gli anni il 10 luglio e ha il diritto di festeggiare con il figlio «Ma lei era sotto processo - dice il padre - mi ha portato via mio figlio senza dire nulla. E poi lui non vuole tornare dalla madre: ha un rapporto speciale con me, di cui si sono resi conto anche gli assistenti sociali, vuole rimanere qui. Non vi dirà mai di voler stare con la mamma oppure con il papà ma di sicuro lui vuole restare qui, nell'ambiente dove è cresciuto, dove ci sono i suoi amici».

«So che avrei dovuto fare in maniera diversa ma io ero spaventata da quell'uomo. Ho sentito tante bugie oggi, davvero tante» dirà lei al giudice al termine del procedimento. Poi arriva la sentenza, che per il padre vale comunque come risarcimento parziale per il tempo che non ha potuto passare con il figlio.

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