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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Montebelluna

Ruba 10 mila euro alla sorella in fin di vita, condannato un 61enne

L'uomo, residente a Napoli, era arrivato dalla Campania a Montebelluna per aiutare la parente gravemente malata per una forma molto aggressiva di meningite. Si sarebbe impossessato delle credenziale del suo home banking e avrebbe trasferito denaro senza mai restituirlo

Aveva chiesto degli altri prestiti alla sorella prima che questa, una 66enne residente a Montebelluna, contraesse una forma molto aggressiva di meningite. Lui, P.F.A, un 61enne di Napoli, al momento del ricovero in ospedale si era subito trasferito a casa della parente che, vivendo sola, aveva bisogno di un aiuto. La donna, nelle settimane successive, si era improvvisamente aggravata tanto da essere persino in pericolo di vita. E il 61enne, che a suo dire sarebbe stato in difficoltà economiche, non ha trovato di meglio che bonificare al proprio conto corrente quasi 10 mila euro dai depositi della sorella.

L'uomo è stato condannato oggi 16 aprile, in primo grado, a 9 mesi di reclusione (con la sospensione condizionale) per truffa informatica, oltre che ad una multa di 500. Il giudice ha disposto che il denaro sottratto venga restituito ma non ha accolto le richieste del legale di parte civile (l'avvocato Luisa Osellame) di concedere una provvisionale immediatamente esecutiva.

La vicenda risale invece al 2016, quando la sorella, una 66enne residente a Montebelluna era stata colpita da una forma particolarmente aggressiva di meningite tanto da essere ricoverata in ospedale. Vista la situazione avrebbe chiesto al fratello di assisterla e lui arriva nella Marca da Napoli. I due avevano buoni rapporti e la donna si fidava di lui, tanto da avergli prestato degli altri soldi in passato. Ma di quella fiducia lui se ne sarebbe approfittato. Entrato in possesso delle password per accedere all'home banking della malcapitata, salvate nel computer di casa, il 61enne ha versato due bonifici nel proprio conto corrente per un totale di 9.800 euro convinto che la sorella avesse ben altro a cui pensare in quel momento.

Terminata la degenza, però, il furto viene a galla: la donna si ritrova con il conto quasi prosciugato e andando a controllare le transazioni scopre che il responsabile non può che essere il fratello. Lui si sarebbe assunto subito le proprie responsabilità e, mostrandosi pentito, avrebbe promesso non solo di restituire la cifra ma avrebbe firmato anche un atto in cui si impegnava a riconsegnare alla sorella l'intero ammontare di denaro, comprendente anche i prestiti precedenti. I mesi però passano e la signora sarebbe rientrata in possesso soltanto di cifre irrisorie. A nulla sarebbero servite le sollecitazioni prima e l'ultimatum poi e, quattro anni dopo, nel 2020, non le resta che sporgere denuncia contro il fratello.

La querela era quindi sfociata in un processo penale in cui inizialmente l'uomo era stato indagato per indebito uso di carte di credito. Ma quella fattispecie di reato è stata introdotta nell'ordinamento soltanto nel 2020 così il gup di Treviso aveva riqualificato i fatti in truffa informatica, contestando anche l'aggravata della minorata condizione della donna.

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