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Battaggia e la rivelazione all'amico: «Se trovassi una casetta per nascondermi...»

Oggi, 20 gennaio, il "re del pesce", nel corso dell'udienza di convalida del fermo, si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha chiesto di essere messo a confronto con il suo accusatore. Ad incastrarlo un tappeto trovato nel garage di casa con cui avrebbe avvolto il cadavere di Anica Panfile prima di liberarsi del corpo, le telecamere che hanno ripreso il suo pick up e alcune intercettazioni telefoniche

«Vedi, sto passando di quei momenti... da sballo. Dopo te lo spiego... in mezz'ora avevo già organizzato la fuga: hai capito... ecco» e ancora «Io se trovassi una casetta per nascondermi, per nascondermi». Così Franco Battaggia, il 77enne "re del pesce" e titolare della pescheria "El Tiburon" di Spresiano, arrestato martedì scorso per l'omicidio della 30enne Anica Panfile, parlava al telefono con un amico lo scorso 30 ottobre. Era preoccupato: poco prima era stato convocato dai carabinieri che gli avevano restituito i suoi mezzi. Si tratta di intercettazioni telefoniche chiave per gli inquirenti che indagano sul delitto della donna, trovata morta nelle acque del fiume Piave il 21 maggio dello scorso anno. L'ex "primula rossa", ne sono certi gli investigatori del nucleo investigativo dei carabinieri, preparava la fuga e forse aveva capito che ormai lo attendeva il carcere. Un altro elemento sospetto è la richiesa del rinnovo della carta d'identità per l'espatrio, nei giorni che sono seguiti al ritrovamento del cadavere di Anica, ma soprattutto il suo passato da fuggitivo con una latitanza, in seguito ad un omicidio, che lo aveva portato in Francia ma anche in Ecuador e Colombia.

In mattinata il Procuratore di Treviso, Marco Martani, ha fatto il punto sulle indagini a qualche ora dall'udienza di convalida del fermo che si è svolta nel carcere di Santa Bona: il 77enne è comparso di fronte al giudice Carlo Isidoro Colombo e il pubblico ministro Valeria Peruzzo, avvalendosi della facoltà di non rispondere ma contestualmente si è dichiarato innocente, ha detto di essere estraneo ai fatti e ha chiesto di essere messo a confronto con il suo accusatore, sostenendo ve ne fosse uno (e non ci sarebbe oltre all'organo inquirente). L'arresto per omicidio volontario e tentata soppressione di cadavere è stato convalidato e ora la palla spetta alle legali dello stesso "Re del pesce", difeso dagli avvocati Loretta Cassano e Maria Palumbo, che potrebbero presentare richiesta di Riesame circa la misura detentiva. Per ora le legali sono state, nei confronti dei giornalisti, ancor più silenti del loro assistito, evitando ogni domanda o confronto.

Se per quanto riguarda il movente la Procura suppone una possibile lite estemporanea tra i due, forse legata al denaro ma più probabilmente dovuta ad un'alterazione del presunto killer per l'assunzione di cocaina (da lui consumata e che lo stesso 77enne usava far assumere anche alle sue partner prima di rapporti sessuali, come rivelato da una prostituta), ben più circostanziata è la ricostruzione dei movimenti del pick up, un Isuzu D-Max, dello stesso Battaggia nel giorno che ha seguito l'omicidio. Decisive le immagini delle telecamere e i targa system presenti sul territorio e prontamente raccolte dagli investigatori del nucleo investigativo dell'Arma. Un occhio elettronico di un'abitazione privata ha immortalato molto chiaramente il mezzo del 77enne in via Barcador a Spresiano, a pochi passi da via del Fante: è qui, da un ponticello che costeggia il canale della Vittoria che sarebbe stato gettato il corpo, ritrovato poi poco distante nel greto del Piave, domenica 21 maggio. Tre i passaggi registrati la sera del 18 maggio (la denuncia di scomparsa di Anica da parte del marito Luigino risale ad alcune ore dopo) tra le 22.08 e le 23.32. Per far scivolare il cadavere in acqua sarebbe stato utilizzato un piccolo tappeto (su cui sono state trovate tracce biologiche riconducibili alla 30enne, così come su un materasso) che il Ris di Parma ha ritrovato durante il sopralluogo nella villetta (in particolare in garage) in cui viveva il "re del pesce", ad Arcade.

La mappa degli spostamenti del presunto killer

Il compagno attuale di Anica, Luigino De Biasi, era al corrente che la 30enne avrebbe dovuto incontrare Battaggia il pomeriggio della scomparsa (lei doveva ricevere il cud per aver lavorato come donna delle pulizie nell'abitazione dell'uomo), sapeva anche che i due avevano avuto in passato una relazione di carattere sessuale ("mi facevo promettere da lei di comportarsi bene" ha detto il compagno agli inquirenti) e che spesso il 77enne faceva assumere cocaina alla donna. L'ultimo messaggio su WhatsApp tra Luigino e Anica, il pomeriggio in cui la donna è stata uccisa, picchiata a mani nude e soffocata, è delle ore 16.07: una doppia spunta blu. Il telefono della 30enne si trova ad Arcade, collocabile nell'abitazione di Battaggia. Gli altri messaggi inizialmente non saranno più letti e poi il telefono sarà spento. Luigino De Biasi, alle 2 del mattino del 20 maggio, ha raggiunto il "re del pesce" in pescheria per chiedergli conto sulla sparizione di Anica. Battaggia risponderà "E a me lo chiedi?", ha sostenuto di averla accompagnata alle 15 in un appuntamento. Sentito dai carabinieri, essendo stato l'ultimo ad averla vista, l'uomo ha risposto invece di "averla lasciata in casa per fare delle pulizie" mentre lui era uscito per andare dal fratello a Mogliano. Il 76enne ha raccontato ai militari di "non aveva il numero di telefono di Anica" (ben presto sbugiardato) e di aver ricevuto da Anica una richiesta di prestito di 10mila euro. Battaggia ha replicato di aver risposto di volergliere regalare 5mila, per sostenere il sogno della donna che voleva "comprare una casetta i campagna per sè e i quattro figli".

Il pick up di Franco Battaggia

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