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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Paderno del Grappa

Delitto di Paderno del Grappa, ecco come è stato incastrato l'assassino

Secondo gli inquirenti il 17enne fermato per l'omicidio di Bledar Dedja e la vittima si sarebbero messaggiati lo stesso sabato 20 febbraio in cui è avvenuta l'aggressione mortale. Al giovane gli investigatori sarebbero arrivati grazie ad una macchia di sangue trovata sulla portiera dell'auto del 39enne

Il cerchio intorno al giovane minorenne, residente a Pieve del Grappa, ritenuto il responsabile dell'omicidio di Bledar Dadja (avvenuto sabato 20 gennaio a Paderno del Grappa), si sarebbe stretto già alcuni giorni. La Procura aveva fissato degli accertamenti tecnici irripetibili su alcune impronte digitali trovate sui vestiti, sul corpo e su probabilmente anche su alcuni oggetti personali che si trovavano dentro alla Mercedes Classe B che apparteneva alla vittima. Quegli esami però sono stati procrastinati perché, secondo il pubblico ministero Barbara Sabattini, non sarebbero stati più stati urgenti ai fini delle indagini. Nel frattempo infatti sarebbe stato sbloccato il secondo telefonino dell'albanese, il cellulare che nelle ipotesi degli inquirenti sarebbe stato utilizzato dalla vittima per organizzare la sua "seconda vita", fatta di relazioni e incontri clandestini.

E' da qui che gli investigatori hanno tirato fuori il nome del ragazzino finito in stato di fermo firmato dal pm della Procura Minorile di Venezia Giovanni Parolin, che ha aperto a suo carico un fascicolo per omicidio volontario. Il giovane è difeso dall'avvocato Elisa Berton. Il legale, data l'età del suo assistito, si è rifiutata di fare dichiarazioni.

Secondo quanto accertato dai carabinieri del Comando provinciale di Treviso il 17enne avrebbe concordato un appuntamento con Bledar il giorno stesso in cui il 39enne è stato ucciso. Poi sarebbe successo qualche cosa che avrebbe scatenato la furia omicida. Feritosi ad una mano nel corso dell'aggressione il giovane si sarebbe disfatto sia del coltello da cucina usato per uccidere Dedja che delle chiavi dell'auto della vettura dentro alla quale sarebbero stati entrambi prima dell'assassinio così come di alcuni capi di abbigliamento indossati e che probabilmente si erano sporcati di sangue. Poi, forse ripreso da una telecamera di video sorveglianza posta lungo la strada che porta a via dei Carpini, si sarebbe allontanato a piedi. Ad incastrarlo sarebbero state alcune tracce ematiche ritrovate sulla portiera dalla macchina. Poi il confronto del Dna avrebbe permesso di chiudere il cerchio.

Resta il "giallo" sul movente. Il minorenne si sarebbe infatti recato all'appuntamento già con il coltello, segno che forse il gesto sarebbe stato premeditato. Se così è possibile che Bledar e il suo assassino si sarebbero conosciuti da tempo e quella non sarebbe stata la prima volta che si incontravano. Ma sulle ragioni per cui l'albanese sia stato ucciso per il momento si resta soltanto nel campo delle ipotesi che sono al vaglio delle indagini.

«Siamo soddisfatti per l'esito dell'inchiesta – ha commentato l'avvocato Guido Galletti che assiste alla famiglia – per i cari di Bledar è un sollievo sapere che il killer è stato assicurato alla giustizia».

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