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Ergastolo al killer di Adriano Armelin

Questa è la sentenza di primo grado emessa oggi 22 marzo dalla Corte d'Assise di Treviso nei confronti di Mohamed Boumarouan, il 37enne marocchino accusato dell'omidicio del pensionato 83enne avvenuto nella casa dell'anziano in via Schieratti a Pieve di Soligo

Ergastolo con isolamento diurno per due mesi, attenuanti generiche considerate sub-valenti rispetto alla aggravanti dell'aver agito con crudeltà e dell'intento di rapina, interdizione perpetua dai pubblici uffici. Questo il verdetto di primo grado emesso oggi 22 marzo, dopo circa un'ora e mezza di camera di consiglio, dalla Corte d'Assiste di Treviso, presieduta dal giudice Umberto Donà, nei confronti di Mohamed Boumarouan, il 37enne marocchino clandestino e senza dimora accusato di aver barbaramente trucidato Adriano Armelin, pensionato 83enne di Pieve di Soligo. L'omicidio era accaduto il 25 marzo del 2022 nella casa dell'anziano in via Schiratti a Pieve di Soligo.

«E' una sentenza contro la quale faremo appello - dice ha detto il difensore dell'imputato, l'avvocato Filippo Viaggiano - perché questo è un processo in cui si è partiti dalla pena invece che dai fatti. Ma un riesame più a mente fredda permetterà di rivedere tutta la vicenda. La nostra linea difensiva era volta non tanto a contestare la materialità del fatto quanto in primo luogo sulla volontà omicidiaria il secondo sull'assenza delle aggravanti che hanno fatto scattare il carcere a vita».

Il 25 marzo del 2022 Boumarouan, ubriaco e sotto l'effetto della cocaina come rileveranno le analisi del sangue, uccise Armelin la cui unica colpa era stata, forse, quella di aver aiutato economicamente altre volte lo straniero. Lo straniero, cui erano contestate anche le sevizie, era entrato nell'abitazione del'83enne tra le 18 alle 19.45, intrufolandosi nell'ex officina di elettrauto annessa alla casa e ora dismessa per frugare nel locale e forse anche all'interno della vecchia auto Volkswagen Polo di Armelin, trovata con il baule aperto. I rumori però avrebbero insospettito l'anziano che aveva disceso le scale sorprendendo il ladro all'ingresso. A questo punto il 36enne il killer avrebbe discusso animatamente con la vittima, che alla fine viene legata mani e piedi con una corda. Poi gli avrebbe sferrato 29 colpi alla testa, al torace e all'addome, utilizzando un oggetto in vetro trovato in casa e poi infierendo con calci e pugni e sbattendo forte il capo di Armelin sul pavimento. Le lesioni al capo, sette in tutto, risulteranno fatali tanto che il cranio risulterà fracassato. L'anziano morirà la mattina seguente in un letto del Ca' Foncello di Treviso a causa di un edema cerebrale.

I rilievi dei carabinieri di Vittorio Veneto avrebbero appurato che Bouraman, una volta tornato nella casa di via Schiratti, avrebbe colpito l'83enne, già a terra e agonizzante in un lago di sangue, con dei calci che l'avrebbero raggiunto al costato e alle gambe. La prova starebbe nelle scarpe, delle "snickers" bianche rubate in un supermercato dopo aver aggredito l'anziano una prima volta, che gli esami avrebbero rivelato essere coperte di sangue. Il 37enne sarebbe entrato nell'abitazione di Armellin dal piano terra, occupato dalla officina dismessa, attraverso una porta trovata aperta. Inutili i tentativi di difesa dell'anziano che avrebbe offerto una scarsa difesa e comunque sproporzionata rispetto alla violenza dell'assalitore.

A incastrare il 37enne ci sarebbero tra l'altro dei messaggi audio inviati al telefono della moglie in Marocco, nel quale l'omicida diceva di aver fatto "una brutta cosa" e si raccomandava affinché si prendesse cura del figlio. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.

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