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Cronaca Spresiano

Tragedia del lavoro alla "Bandie", la Procura si prepara a chiedere il processo per i Mosole

Il 16 gennaio del 2023 Andrei Perepujnii, un operaio 31enne di origine moldava, morì schiacciato e asfissiato dalla ghiaia all'interno della cava di Spresiano. Sotto inchiesta ci sono il 90enne Remo Mosole ed i figli, il 53enne Rudy e la 56enne Mara

Resta soltanto da confutare la perizia tecnica della difesa, che di fatto contesta quella fatta fare dalla Procura di Treviso. Poi il pubblico ministero Massimo De Bortoli dovrebbe chiedere il rinvio a giudizio per Remo Mosole (difeso dall'avvocato Piero Barolo), 90 anni, presidente del consiglio di amministrazione della società e legale rappresentante della "Mosole spa", è proprietaria della cava "Alle Bandie" di Spresiano, e per i figli, la 56enne Mara e il 53enne Rudi (entrambi assistiti dall'avvocato Nicolò Barolo), nella loro qualità di coinsiglieri di amministrazione. Il procedimento aperto per la morte di Andrei Perepujnii, l'operaio moldavo di 31 anni deceduto il 16 gennaio del 2023 all'interno dell'impianto estrattivo, volge dunque verso la conclusione e con ogni probabilità il pm chiederà il processo per i tre indagati, accusati di omicidio colposo, violazione delle norme sulle sicurezza e di quelle relative alla valutazione dei rischi. Sono invece usciti dall'inchiesta Gianni e Ferdinando Mosole, i figli di Sergio, gemello di Remo, dopo che quest’ultimo, a Natale del 2022 (dunque neanche un mese prima dell’incidente), aveva ceduto tutto il pacchetto azionario in possesso alla sua famiglia a Remo. 

Le conclusioni della perizia realizzata dalla difesa non condivide le conclusioni dei magistrati, fondandosi tra l'altro sull'assunto che il nastro trasportatore era stato revisionato alla fine del 2021 e che quindi il moldavo non sarebbe stato ucciso da un macchinario.

Andrei Perepujnii s’era accorto che una delle bocche di carico dell’impianto di estrazione e lavorazione della ghiaia era probabilmente intasata e per questo motivo s’era verificata un’anomala riduzione della produttività dell’impianto. Dopo essere salito su un cumulo di ghiaia ed essere poi sceso autonomamente nel cono di scivolamento, forse senza accertarsi che il nastro trasportatore fosse stato fermato, il 31enne moldavo s’incastrò nella bocchetta sul fondo e non riuscì più a risalire. Una fine orrenda per l’operaio della Mosole che morì a causa della ghiaia che lo sommerse dall’alto, schiacciandogli il torace e soffocandolo. Probabilmente la ghiaia gli fu riversata addosso dal nastro trasportatore o, addirittura, - ipotizza la Procura - rovesciata da un escavatore guidato da un collega che non s’era accorto di nulla.

A trovare il corpo fu Remo Mosole, accortosi che una bocchetta di un nastro trasportatore era rimasta bloccata. Controllando nelle vicinanze l'89enne scoprì che c’era il cadavere dell’operaio sotto un cumulo di ghiaia. Andrei lavorava da due anni per il gruppo Mosole, anche se al cantiere dove perse la vita era arrivato 11 mesi prima. Era sposato con Mihaela, cameriera all’hotel Thai Si, distante poche centinaia di metri dalla cava ed era padre di una bambina di 5 anni. La famiglia, interamente risarcita, non è intenzionata a presentarsi come parte civile in un eventuale quanto probabile processo.

«Ho pianto tanto per la morte di Andrei ma ho la coscienza tranquilla». Questo il commento di Remo Mosole alla notizia di una suo probabile rinvio a giudizio. «Sono sereno, non sono neanche minimante preoccupato. Con quella morte io non c'entro niente, ho fiducia nel lavoro dei magistrati». E poi chiude con una punta polemica  «La legge deve fare la legge, non impiccare gli imprenditori che vogliono fare lavorare la gente». 

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